Chiara Camoni

Senza titolo, mosaico
2011-2012
Marble
390 x 430 x 45 cm (variable size)
Courtesy SpazioA, Pistoia



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CHIARA CAMONI

Le opere di Chiara Camoni partono spesso dall’utilizzo di materiali trovati casualmente o dal rapporto intessuto con persone vicine. Questi incontri producono ciò che lei definisce “deviazioni”, una fonte di costante verifica della capacità contemplativa di uno sguardo empatico sul mondo.

Per l’installazione Senza titolo, mosaico, l’artista ha raccolto per mesi, nei pressi della sua abitazione, numerosi frammenti di marmo, pezzi di scarto della produzione dei marmisti dell’Alta Versilia. Questi sono spesso gettati nei fiumi dove, tramite l’azione dell’acqua, si consumano, si modificano nel colore e nella forma: “Testimoniano un ciclo: il marmo, tolto dalla montagna, è stato trasformato in manufatto dall’uomo; gettato nel fiume lentamente torna al suo stato di pietra”. L’artista crea una sorta di anti-monumento con il quale contrapporre l’effimerità dell’azione dell’uomo al ciclo eterno della natura.

Il tema della ciclicità della vita è protagonista anche della videoinstallazione Mefite, un’ode alla bellezza e all’effimero. Durante un viaggio, l’artista si è trovata a visitare un particolare luogo dell’Irpinia, la cosiddetta Valle d’Ansanto, tradizionale luogo di culto della dea Mefite, invocata dai popoli italici antichi per la fertilità femminile e dei campi ma, allo stesso tempo, anche come divinità degli Inferi. In questo luogo, descritto già da Virgilio, la terra esala una micidiale miscela di ossido di carbonio e anidride solforosa che nei secoli ha ucciso uomini e animali. Il pericolo reale incombente ha determinato la velocità delle riprese. Le immagini, sempre realizzate con la camera fissa e con una ripresa frontale o dall’alto, documentano un’esperienza duplice di morte e di bellezza con effetti quasi pittorici nella rappresentazione di un paesaggio simile al genere del memento mori e dell’et in arcadia ego. Da una parte il misterioso fascino del ribollimento della terra, dall’altra l’orrore della morte di animali che vengono attratti qui dalla presenza d’acqua.

I disegni di Chiara Camoni si contraddistinguono per una riflessione sulla dimensione della temporalità e sul concetto di delega, il coinvolgimento di altre persone. È questo il caso delle serie di disegni a matita realizzate dalla nonna dell’artista, Ines Bassanetti. Principale regola di lavoro data dall’artista è quella di realizzare un disegno ogni giorno da consegnare alla nipote. Nascono così serie come Capolavori, in cui Ines realizza copie di grandi opere della storia dell’arte, o Amanuense per cui, come un monaco medievale, trascrive pagine di celebri testi di filosofia, spesso riportando errori e correzioni che alterano il senso delle frasi ma trasformano le riproduzioni in copie uniche e nuove. Sappiamo dall’artista che la nonna non conosceva molti dei capolavori che ha riprodotto, né era in grado di comprendere le riflessioni di Heidegger che si trovava a copiare. Quest’azione permise però alla nonna, e di riflesso anche alla nipote, una nuova appropriazione di questi contenuti visivi e testuali. Queste serie testimoniano l’affermazione di una pratica di vita, mettersi in contatto con l’altro, far sì che la ripetizione di un gesto o di un’azione non solo scandiscano il passaggio del tempo ma modifichino le realtà di due persone, di due generazioni diverse, in un reciproco processo di crescita e arricchimento. La componente temporale ritorna anche nella serie dei Notturni, disegni astratti che Chiara Camoni realizza in prima persona limitandosi a riempiere la superficie di un foglio tramite il tratto della matita, nella maniera più uniforme possibile. La misura prestabilita del foglio diviene una sorta di unità di tempo: più grande è il foglio, maggiore è il tempo impiegato per la realizzazione dell’opera. Il risultato finale evoca la visione di un cielo notturno appunto, ma diviene anche il segno della serialità di un gesto che l’artista, durante le notti seguite alla nascita del figlio, ripeteva costantemente quasi secondo una pratica di meditazione.

Chiara Camoni (1974, Piacenza, Italia; vive e lavora a Giustagnana, sulle Alpi Apuane) lavora con un ampio ventaglio di materiali e seguendo molteplici processi artistici. Esplora la metamorfosi di forme e percezioni nel corso del tempo, mettendo in luce la poeticità di questo costante flusso di apparizione e scomparsa. Diplomata nel 1999 in Scultura presso l’Accademia di belle arti di Brera, dal 2000 è direttore artistico dell’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali di Napoli e tra il 2002 e il 2006 tiene cicli di conferenze presso la sezione didattica del Museo Archeologico Nazionale. Nel 2007 fonda insieme ad altri artisti il MAGra, Museo d’Arte Contemporanea di Granara (PR) e ne segue la programmazione. Fa parte del gruppo Vladivostok. Tra le mostre recenti: “Punti di vista. Identità, conflitti, mutamenti” a cura di Ludovico Pratesi, Galleria Nazionale, Palazzo Arnone, Cosenza; “Archéologies Contemporaines”, a cura di Aurélie Voltz, Musée de Wurtemberg, Montbéliard; “Certe Cose”, Galleria SpazioA, Pistoia; “Nell’ordine del discorso”, Museo Marino Marini, Firenze; “Young Sculpture International Prize”, a cura di Claudia Gioia, Fondazione Messina, Casalbeltrame, Novara; “Vedere un Oggetto, Vedere la Luce”, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene, Cuneo; “Somiglianze non sensibili”, a cura di Cecilia Canziani, Galerie Opdahl, Stavanger, Norvegia.



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