L'opera diviene così espressione sintomatica della condizione della forza lavoro dell'uomo moderno, schiacciato dal diktat del tempo nell'esecuzione di compiti, mansioni e ordini. Accelerazione e razionalizzazione dei sistemi produttivi rappresentano due tratti essenziali della società. Le nostre vite non sono governate tanto dal potere o dal denaro, quanto dalla silenziosa forza coercitiva dell'accelerazione che regola dall'interno il nostro tempo e condiziona la vita di ognuno di noi. Il titolo Standard Time allude alla standardizzazione del tempo nel sistema dei fusi orari con riferimento principale nel meridiano di Greenwich. La riflessione si amplia così di ulteriore senso nel ricordarci che il tempo non è che una convenzione creata e "costruita" appunto dall'uomo. L'atto performativo e concreto degli operai che si ripete, e che viene svolto con una precisa orchestrazione collettiva, diventa metafora della vita lavorativa e sociale che caratterizza l'esistenza dell'individuo. L'opera è nata in origine come performance, svoltasi in varie città e in diversi momenti, con caratteristiche sempre differenti e conseguenti possibili imprevisti casuali, che garantivano quindi la specifica unicità di ogni realizzazione. Tuttavia, Standard Time si è recentemente aperta, grazie alla collaborazione con l'agenzia Datenstrudel, alla forma della video-documentazione che ha trasformato la performance in una videoinstallazione e recentemente anche in un software, acquistabile online, che funziona come un orologio a tutti gli effetti sul computer di casa. L'unicità della performance si trasforma in un prodotto riproducibile, analogamente al processo evolutivo del concetto di lavoro stesso che dalla manualità è andato verso l'industrializzazione.