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Artisti: Tamy Ben-Tor / Marnix de Nijs / Mark Formanek / Marzia Migliora / Julius Popp / Reynold Reynolds / Jens Risch / Michael Sailstorfer / Arcangelo Sassolino / Fiete Stolte



Standard Time, 2007-2008
Un’opera di Mark Formanek,
realizzata da Datenstrudel
Berlino, agosto 2007
Courtesy l’artista
Photo: Bernd Schuller 2007


Standard Time, 2007-2008
Exhibition view at Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze
Photo: Valentina Muscedra

L'opera diviene così espressione sintomatica della condizione della forza lavoro dell'uomo moderno, schiacciato dal diktat del tempo nell'esecuzione di compiti, mansioni e ordini. Accelerazione e razionalizzazione dei sistemi produttivi rappresentano due tratti essenziali della società. Le nostre vite non sono governate tanto dal potere o dal denaro, quanto dalla silenziosa forza coercitiva dell'accelerazione che regola dall'interno il nostro tempo e condiziona la vita di ognuno di noi. Il titolo Standard Time allude alla standardizzazione del tempo nel sistema dei fusi orari con riferimento principale nel meridiano di Greenwich. La riflessione si amplia così di ulteriore senso nel ricordarci che il tempo non è che una convenzione creata e "costruita" appunto dall'uomo. L'atto performativo e concreto degli operai che si ripete, e che viene svolto con una precisa orchestrazione collettiva, diventa metafora della vita lavorativa e sociale che caratterizza l'esistenza dell'individuo. L'opera è nata in origine come performance, svoltasi in varie città e in diversi momenti, con caratteristiche sempre differenti e conseguenti possibili imprevisti casuali, che garantivano quindi la specifica unicità di ogni realizzazione. Tuttavia, Standard Time si è recentemente aperta, grazie alla collaborazione con l'agenzia Datenstrudel, alla forma della video-documentazione che ha trasformato la performance in una videoinstallazione e recentemente anche in un software, acquistabile online, che funziona come un orologio a tutti gli effetti sul computer di casa. L'unicità della performance si trasforma in un prodotto riproducibile, analogamente al processo evolutivo del concetto di lavoro stesso che dalla manualità è andato verso l'industrializzazione.


Mark Formanek (Germania, 1967)

Il video presenta settanta operai, divisi in tre turni, che costruiscono senza mai fermarsi quattro cifre, fatte di aste di legno alte dodici metri, che compongono un orologio che funziona in tempo reale. Nell'arco di 24 ore i numeri cambiano 1611 volte in corrispondenza del passaggio di ogni singolo minuto, creando un compiuto sistema di misurazione temporale. L'attività degli operai diviene l'unità di misura dello scorrere del tempo. Chi guarda le immagini vede l'ora, ma soprattutto gli uomini che la costruiscono tramite un'attività apparentemente fine a se stessa, diretta a un unico scopo: segnare il tempo. L'installazione può essere anche letta come un'analogia con la nozione stessa di produzione del lavoro, secondo la sua duplice natura: la creazione di qualcosa di nuovo implica sempre la distruzione di un elemento di partenza. Gli operai sono però sempre sul punto di fallire nella loro missione. Se infatti l'indicazione numerica non è pronta al momento giusto, si passa alla successiva. La frenesia del lavoro diviene ansia, sebbene quasi divertita, in chi guarda: il tempo scorre inesorabile e non sappiamo se gli operai riusciranno sempre a compiere il loro lavoro.

 
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