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When Faith Moves Mountains, 2002 Courtesy l’artista / the artist, Galerie Peter Kilchmann, Zurich Installation view at CCC Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze Photo: Martino Margheri
Fondamentale nel percorso artistico di Francis Alÿs è il suo essere wanderer, viaggiatore che indaga la società mettendone in risalto valori e contraddizioni, sempre con una prospettiva altra rispetto a quella ufficiale e canonica, e sempre con coerenza tra i suoi progetti artistici e la sua condizione di vita. When Faith Moves Mountains si colloca come uno dei più celebri esiti della sua ricerca. Partendo dall’idea di fornire una “risposta epica, al tempo stesso futile ed eroica, assurda e urgente” alla grave situazione economica e sociale peruviana, nella giornata dell’11 aprile 2002 Alÿs coinvolse cinquecento volontari a cui chiese di scavare e spostare la sabbia di una duna larga quasi duecento metri a Ventanilla, un’area nei pressi di Lima, dove vivevano in baracche circa 70 mila persone. Tramite il solo uso di pale e formando un’unica grande fila ai piedi della duna, lo scopo dell’azione era quello di spostare la duna di circa dieci centimetri dalla sua posizione originaria. Come Alÿs stesso afferma, sua intenzione era quella di creare una “allegoria sociale”. Il gesto corale di queste persone si pone come metafora del potere di un’azione partecipativa, assumendo tratti quasi mitici e religiosi nel suo mettersi a confronto con la monumentalità della natura alterata dall’azione dell’uomo. La grandiosità e la spettacolarità del progetto testimoniano come l’unione delle persone riesca a compiere azioni impensabili per il singolo individuo, facendo emergere il potere della collettività. Allo stesso tempo tuttavia questa azione si pone come gesto effimero e paradossalmente insensato. Lo spostamento di soli dieci centimetri rispetto ai duecento metri della intera duna in realtà non è percepibile, lo sforzo risulta dunque vano e fine a se stesso. La documentazione fotografica e video dell’azione serve a testimoniare il gesto delle persone, non il risultato concreto, che infatti non è possibile documentare. Alÿs stesso sollecitò una vasta documentazione dell’azione, incoraggiando la diffusione della sua fama e di immagini che esaltassero anche la forza estetica del contrasto tra l’azione di questo grande gruppo di persone e la duna di sabbia. L’allegoria dell’opera di Alÿs si avvicina così al mito, un racconto che anche se non reale diviene esemplare nel tramandare il suo ricordo. Il titolo riesce a sottolineare il vero valore dell’intervento: quando la fede riesce a muovere le montagne. È il credere al valore dell’unione delle persone, anche senza un reale ed effettivo riscontro che può cambiare il mondo, o almeno, cambiare il nostro modo di vederlo. Come lo stesso Alÿs afferma: “sometimes, to make something is really to make nothing; and paradoxically, sometimes to make nothing is to make something.” L’intento artistico e insieme politico dell’attività di Alÿs può essere riassunto nel titolo di un altro suo lavoro: Sometimes doing something poetic can become political and sometimes doing something political can become poetic (2005), un video documentario del viaggio durante il quale ha dipinto una linea di vernice verde lungo i confini dello Stato di Israele così come erano dopo la guerra arabo-israeliana del 1948. Il gioco di parole tra politic e poetic diviene emblematico della ricerca di Alÿs, sempre orientata a sollecitare riflessioni politiche site-specific che si legano a precisi contesti prendendone forme e strumenti e che si esercitano direttamente negli spazi pubblici.
When Faith Moves Mountains, 2002 In collaborazione con / In collaboration with Cuauhtémoc Medina e / and Rafael Ortega Courtesy l’artista / the artist, Galerie Peter Kilchmann, Zurich ©the artist
Francis Alÿs (1959, Anversa, BE; vive e lavora a Città del Messico, MX) crea opere che comprendono molti media, spesso con la partecipazione e la presenza dell’artista. Queste performance sono documentate in video, fotografie, testi, dipinti e animazioni. Ha studiato storia dell’architettura all’Istituto di architettura a Tournai (1978-83) e ingegneria all’Istituto di Architettura a Venezia (1983-6) prima di trasferirsi a Città del Messico nel 1986, dove arrivò all’interno di un programma di soccorso francese in seguito a un terremoto. Ha iniziato però presto la sua attività di artista. Tra le istituzioni che hanno esposto le sue opere ricordiamo: Wiels, Bruxelles (2010-2011); Tate Modern, Londra (2010); AiM Biennale (Arts in Marrakech International Biennale); The Renaissance Society, Chicago (2008); Hammer Museum, Los Angeles (2007); Portikus, Frankfurt; MALBA, Buenos Aires (2006); Kunstmuseum Wolfsburg; Musée d’Art Contemporain, Avignone (2004); Centro Nazionale per le Arti Contemporanee, Roma (poi alla Kunsthaus di Zurigo e al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid) (2003); MoMA, New York (2002, 2011) e Or Gallery, Vancouver, Canada (1998). La sua mostra itinerante di immagini di Santa Fabiola è stata presentata a Londra, New York e a Los Angeles. Alÿs ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1999, 2001 e 2007 e al Carnegie International nel 2004.
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