Il lavoro di Thomas Hirschhorn si pone come una riflessione artistica politicamente impegnata sulla realtà contemporanea. L’uso di un’ampia varietà di tecniche e media come la scultura, il video e l’installazione, ma anche di materiali quotidiani come nastro adesivo, cartone, plastica, carta, e di materiale visivo appartenente alla nostra società mediatica, ne contraddistingue lo stile unico e pienamente riconoscibile
Gli otto quaderni che compongono l’opera
Where Do I Stand? What Do I Want? (Dove mi posiziono? Che cosa voglio?) possono essere considerati un radicale manifesto di intenti e idee dell’artista. Attraverso un’unica produzione personale che unisce testi, disegni e collage, l’artista fa emergere le ispirazioni, le aspirazioni e le motivazioni che guidano il suo lavoro. Estratti da Joseph Beuys, Alexandre Costanzo, Andy Warhol o Che Guevara si uniscono a disegni, fotografie e simboli di diversa provenienza, ma anche ad appunti e sottolineature realizzate di pugno dall’artista.
Where Do I Stand? What Do I Want? presenta uno squarcio sull’io di un artista la cui prolifica produzione si configura come il tentativo non solo di definire il suo ruolo nel mondo, ma anche di “chiamare alle armi” coloro che ancora non si considerano pienamente coinvolti e partecipi nel campo della politica attiva. L’opera d’arte è per Hirschhorn un’arma: le sue creazioni si pongono come denunce o aggressioni al sistema capitalistico che pesantemente influenza la vita sociale e culturale di ogni persona. Suoi chiari e frequentemente dichiarati punti di riferimento sono filosofi come Gilles Deleuze, Georges Bataille, Antonio Gramsci e soprattutto Michel Foucault, il cui pensiero tuttavia è sempre ripreso secondo una prospettiva che Hirschhorn definirebbe umanistica: “Come artista non ho bisogno della filosofia perché non uso la filosofia per creare le mie opere. Ho bisogno della filosofia in quanto uomo, essere umano.”
Come artista Hirschhorn si domanda: “Come posso prendere una posizione? Come posso dare forma a questa posizione? Come può questa forma, andando al di là delle consuetudini politiche, estetiche e culturali, creare una verità condivisa da tutti?” La risposta che fornisce è una travolgente, ma razionale rielaborazione di spunti e idee, secondo un approccio estetico e teorico sempre inclusivo e antigerarchico che unisce insieme politica, estetica, filosofia e vita: “Non lavoro contro il caos: voglio lavorare dentro al caos del mondo”. E ancora: “Io voglio lavorare avventatamente e precipitosamente, voglio lavorare con il precario e nel precario. Questo si deve intendere per ‘politico’. Politico significa che il precario non è un concetto, ma una condizione. Una condizione che viene scelta o imposta, una condizione che bisogna accettare, freneticamente e consapevolmente.”
Hirschhorn realizza opere cariche di critica sociale e politica che partono sempre, come l’artista sottolinea, da una prospettiva individuale che lo porta a costruire modelli e sistemi che possono permettere però di raggiungere verità universali. Per Hirschhorn rimane centrale non dimenticare l’obiettivo sociale e quindi universale del suo lavoro: “Non posso raggiungere l’universale senza mettere in gioco il mio io. Il ‘personale’ non mi interessa, perché non è resistente in sé, perché è sempre una spiegazione, se non addirittura una scusa. Solo se il mio lavoro è in grado di oltrepassare i confini del personale, dell’accademico, dell’immaginario, del particolare, del contesto e della contemplazione, esso può essere efficace.”
“Oggi c’è grande confusione nel distinguere tra “Politico” e “politico”. Io sono interessato solo in ciò che è davvero politico, il “Politico” con la P maiuscola, il politico che implica: dove mi posiziono? Dove si posizionano gli altri? Che cosa voglio? Cosa vogliono gli altri? Il “politico” con la p minuscola, le opinioni e decisioni delle maggioranze, non mi interessa e non mi hai mai interessato. Io sono interessato a ‘rendere politica la mia arte’.”
Link al sito creato dall'artista in occasione della sua recente installazione per il Padiglione svizzero della Biennale di Venezia 2011:
www.crystalofresistance.com