Physical Bar Charts è un progetto partecipativo sviluppato dalla designer Lucy Kimbell in collaborazione con il sociologo Andrew Barry a partire dal 2008 e riproposto in varie sedi espositive, cercando di rispondere a diverse specificità di luoghi e contesti.
Nella nuova produzione realizzata per il CCC Strozzina, l’opera si compone di otto tubi trasparenti alti due metri. Ognuno dei tubi contiene spille colorate su cui è riportata una frase che fa riferimento a un’azione spesso quotidiana e ordinaria, espressa attraverso la prima persona singolare “io”. I visitatori sono invitati a estrarre e indossare quelle spille che riportano la loro individuale risposta alla domanda: qual è l’azione che hai compiuto la settimana scorsa che ti ha reso un cittadino?
Nel corso della mostra, i tubi diventano una sorta d’istogramma, un grafico a barre che rivela il grado di attivismo sociale dei partecipanti. Giorno per giorno, Physical Bar Charts visualizza i comportamenti dei visitatori della mostra come in un grafico realizzato dagli istituti di sondaggio per illustrare le tendenze politiche o sociali della popolazione.
Contrariamente agli studi statistici professionali sui comportamenti elettorali, sempre basati su dati la cui provenienza rimane anonima, l’opera crea un collegamento visivo tra ciascun portatore di spille e i suoi comportamenti recenti, permettendo una pubblica manifestazione delle proprie azioni e decisioni. L’esperienza proposta fornisce così la possibilità di riflettere su un elemento fondamentale della democrazia: la pubblica asserzione delle proprie posizioni.
I badges sono oggetti che appartengono alla storia della cultura dell’uomo da secoli. Fin dal medioevo, fabbricati con diversi materiali, fungevano da pubblico segnale di appartenenza, riconoscimento e identificazione di singoli individui o gruppi.
Più tardi si è passati ai buttons, semplici dischi di metallo applicabili tramite una spilla agli indumenti, espressione dalla cultura popolare statunitense. Nel 1789 vennero utilizzati per la prima volta in un contesto politico, durante la prima uscita pubblica di George Washington come presidente a New York, che allora era la capitale degli Stati Uniti. In occasione del suo primo discorso ufficiale, lui e i suoi sostenitori indossarono spille in cui era riportata la frase “G.W. – Long Live the President”. Da allora fanno parte della cultura popolare, spesso giovanile, e vengono usate per esprimere non solo la propria appartenenza politica, ma anche gusti musicali o tendenze di moda.
Il coinvolgimento individuale e la manifestazione collettiva dell’azione proposta da Kimbell, insieme alla dimensione fortemente concreta e ordinaria delle frasi che le persone scelgono di indossare, induce anche a una riflessione sulla distanza tra politica e vita quotidiana. Il crescente allontanamento dei cittadini dalla politica ufficiale è un elemento cruciale della storia della democrazia contemporanea, come dimostrano recenti episodi accaduti in tutti i paesi occidentali. Kimbell offre una risposta a una sempre più urgente richiesta di coinvolgimento, chiamando le persone a esporsi in prima persona e affermare il proprio ruolo di cittadini, riportando la politica a una dimensione concreta di fatti e azioni della vita quotidiana.
Lucy Kimbell (1966, Pembury, UK; vive e lavora a Londra) è un’artista, designer, ricercatrice e insegnante. Tiene un corso di design per MBA alla Said Business School, University of Oxford, dal 2005. In origine si è formata in design dell’ingegneria e nella tecnologia relativa, ha poi conseguito un master in media digitali, e sta concludendo un dottorato alla University of Lancaster. Oltre a lavorare con il suo studio di consulenza Fieldstudio, è socia di TaylorHaig (Londra) e The Policy Lab (Boston), due società che lavorano per l’innovazione del design del servizio pubblico. Progetti recenti importanti includono Service Design Network (2010), Design Management Institute (2010) e Ethnographic Praxis in Industry Conference (2008). Pubblica in riviste scientifiche senza trascurare l’attività di divulgazione. I suoi lavori sono stati esposti a livello internazionale, incluse la mostra interdisciplinare “Making Things Public” (2005) curata da Bruno Latour e Peter Weibel, e “TEDGlobal” (2011).