Marc Breslin A Family Portrait in Color, 2008-2010 C-Print, Diasec Dimensioni variabili Courtesy l'artista © Marc Breslin Marc Breslin Piling, 2008-2010 C-Print, Diasec Dimensioni variabili Courtesy l'artista © Marc Breslin Marc Breslin Veduta delle opere in mostra © Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze Photo: Valentina Muscedra Lo stesso titolo di una delle opere, Piling, rimanda ai diversi livelli di percezione dell’opera e ai differenti stadi della sua produzione: i vari strati di pittura, l’incisione su di essa, la fotografia e la sua collocazione nello spazio. Inoltre, come il dipinto originale è un palinsesto di diversi strati di colore e incisioni, così anche le fotografie non sono riproduzioni pure e perfette della superficie pittorica ma variano intenzionalmente nel loro valore tonale, essendo state scattate alla luce naturale in momenti diversi della giornata. Breslin infatti esalta le variabili di tempo e spazio sia nel processo di costruzione sia in quello di ricezione della rappresentazione: un quadro si pone come oggetto complesso esposto a molteplici mutamenti, dovuti non solo alla volontà creativa dell’artista ma anche al suo inserimento in un preciso contesto spazio-temporale e alle specificità tecniche messe in gioco. L’opera non è più la chiara espressione di una soggettività ma è frammentaria e priva di unità, secondo una condizione che è valida anche per la personalità dell’autore stesso. Secondo un tentativo di mettere insieme l’idea di rottura con ciò che rimane di essa, le griglie rivelano un futuro già implicito e previsto in un passato disastroso e suggeriscono nuove prospettive costruite fra gli interstizi bianchi. Marc Breslin (USA, 1983) Piling e A Family Portrait in Color sono insiemi di riproduzioni fotografiche di dipinti realizzati tramite la stratificazione di più superfici monocromatiche. Singoli frammenti sono accostati a formare versioni rivisitate dei dipinti. Sul colore ancora fresco l’artista ha inciso segni che formano figure schematiche, tematicamente allusive all’interazione tra individui e a un potenziale di violenza che è strutturalmente implicito nelle opere. È l’artista stesso a descrivere la sua fascinazione per questi temi: “Non posso evitare di essere attratto e al tempo stesso terrorizzato dalla violenza e dai suoi risultati. Sto ancora cercando di capirne il perché. Forse non siamo fatti per essere equilibrati, oppure la condizione umana ha vinto?”. Breslin rinuncia tuttavia a presentare direttamente il dipinto e rimanda ad esso solo esponendo fotografie frammentarie della superficie pittorica di partenza. L’artista schiude così un ampio spazio di riflessione sul tema della rappresentazione: l’opera d’arte “originale” è solo il punto di partenza per un processo di rielaborazione e ricezione ben più esteso. |
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