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Dave Hullfish Bailey (USA, 1963) |
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L’artista californiano Dave Hullfish Bailey lavora sull’analisi di strutture date e sul loro smontaggio e riassemblamento mettendo in atto una rifunzionalizzazione. Ispirate ai principi batesoniani di ecologia della mente, le sue opere indagano modelli di organizzazione sociale e sulla loro possibile sovversione.
Il suo lavoro, esposto in tutta Europa nonché alla Biennale di Lione del 2007, viene presentato in Italia per la prima volta. Generalmente egli opera con molteplici media utilizzando disegno, fotografia, oggetto-scultura (object trouvé) e installazione. Sotto l’aspetto quasi ludico delle sue installazioni si nasconde un profondo senso d’instabilità, quasi una metafora del precario equilibrio della società civile, fondata su sovrastrutture completamente sovvertibili in situazioni di crisi. |
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Il lavoro qui esposto, appositamente realizzato per Green Platform, nasce da un’interessante parallelismo che l’artista instaura fra tre dimensioni: la struttura circolare della Spiral Jetty di Robert Smithson, mantenuta anche in tratti del testo omonimo scritto dal grande artista di Land Art; la piccola biblioteca di Slab city, un’area degradata dove camperisti californiani in cerca di quiete hanno costruito un semplice capanno dove scambiarsi libri, che Hullfish Bailey interpreta come modello rappresentativo della strutturazione e trasmissione di conoscenza all’interno di una comunità; l’ambiente dell’installazione, fisico eppur atopico perché appartenente ad una progettualità fuori dalle infrastrutture sociali.
Intrecciando questi diversi piani Dave Hullfish Bailey pone all’interno dello spazio installativo, circondato da 15 fotografie che ‘citano’ a 360° le pareti della biblioteca, un’installazione costituita da caprette e assi di legno riciclate, ovvero tutto l’occorrente per allestire una sala di lettura da biblioteca. Le assi, recuperate da precedenti allestimenti realizzati al CCCS, hanno su scritti frammenti di frasi del testo di Smithson alterate da parte dell’artista. Il piano di smembramento e riuso è dunque doppio: oggettuale e verbale, dei materiali come del testo, e in ogni caso viene operato attraverso la modificazione della struttura di dati aggregati, che vengono rivitalizzati e rifunzionalizzati. Per fruire quest’opera lo spettatore compie ritualmente il percorso circolare indicato da Smithson nel suo testo, già effettuato dall’artista per fotografare la biblioteca ed ora rinnovato da noi, che entriamo in relazione profonda con l’opera e con i suoi riferimenti spaziali, temporali, culturali. |
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Working approximation of a conventional form, re-determined by prevailing conditions (second version), 2009
16 stampe fotografiche con vedute esterne della biblioteca comunitaria di Slab City, California
26,5 x 26,5 cm ognuna
installazione prodotta dal CCCS, Firenze
Courtesy l’artista
Photo Credit: CCCS, Firenze; Valentina Muscedra
From the center of some language left at the edge of the end of the frontier
(kit for a conference table; first version), 2009
installazione site specific
prodotta dal CCCS, Firenze
Courtesy l’artista / the artist |
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Working approximation of a conventional form, re-determined by prevailing conditions (second version), 2009
Vedute esterne della biblioteca comunitaria di Slab City, California
Courtesy l’artista |
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From the center of some language left at the edge of the end of the frontier
(kit for a conference table; first version), 2009
Progetto per installazione site specific
Courtesy l’artista
Prodotta dal Centro di Cultura Contemporanea Strozzina,
Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze |
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