Les Liens Invisibles, "gruppo artistico immaginario", è un duo formato dagli italiani Clemente Pestelli e Gionatan Quintini. Il loro lavoro si basa su una eclettica ricombinazione di pop net culture, pratiche di reverse engineering, social media subvertising e altri tipi di riappropriazione dei media. A partire dal 2007 Les Liens Invisibles si sono infiltrati nei network globali di comunicazione al fine di unire ed espandere le connessioni invisibili tra arte e vita reale. Molte delle loro opere e dei loro interventi hanno raggiunto grande fama nei media e sono stati parte di numerose mostre a livello internazionale. Tra le recenti mostre collettive: (2011) "Transmediale 11", Haus der Kulturen der Welt, Berlino; "Identités précaires", Jeu de Paume, Parigi; "GATE(WAY)S", KUMU Art Museum, Tallinn; (2010) "Smart Mistakes - Piemonte SHARE Festival 2010", Museo Regionale di Scienze Naturali, Torino; "Sonica 2010 Festival of transitory and experimental art", MoTA - Museum of Transitory Art, Lubljana; "NETinSPACE", MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma; "Whole Earth Catalogue", neon>campobase, Bologna.
Dal 2007 il duo di artisti concettuali italiani Les Liens Invisibles si confronta con il ruolo dell'individuo all'interno dei social network e delle comunità online. Dietro il loro lavoro sta il desiderio di ritornare alla libertà dell'anonimato su internet che caratterizzava le prime comunità virtuali, non ancora legate ad un'ottica commerciale.
Riprendendo il proprio nome dal suicidio rituale compiuto dai samurai per non doversi sottomettere a un nuovo signore, Seppukoo era un sito che permetteva il "suicidio digitale" mediante la cancellazione del proprio profilo Facebook. Nelle prime ore del mattino del 5 novembre 2009 ha avuto luogo un primo suicidio collettivo virtuale che utilizzava i finti profili di celebri personaggi morti suicidi, usati come testimonial del progetto.
Les Liens Invisibles si proponevano di diffondere Seppukoo come un virus, incitando tutti gli amici Facebook di coloro che avevano cancellato il proprio profilo a fare altrettanto. Il sito ha funzionato solo per un mese, durante il quale ventimila persone hanno volontariamente cancellato il proprio profilo, mentre dai loro account sono partiti più di un milione di inviti a fare altrettanto.
Facebook ha reagito mobilitando gli avvocati, accusando gli artisti di violare la privacy dei propri utenti. Un'accusa che suona paradossale se si pensa che in passato lo stesso social network è stato più volte al centro di critiche per la scarsa tutela della sfera privata dei suoi utenti. Facebook inoltre ha impedito ai propri utenti di parlare di Seppukoo, etichettando come spam e cancellando automaticamente tutti i post che contenevano questa parola.