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Untitled, 2001 C-print, Diasec 122 x 152,4 cm Courtesy l’artista, DZ Bank Kunstsammlung, Luhring Augustine, New York © Gregory Crewdson Untitled, 1998 C-print, Diasec 135,5 x 152,4 cm Courtesy l’artista; DZ Bank Kunstsammlung; Luhring Augustine, New York © Gregory Crewdson Grazie soprattutto a un uso virtuosistico della luce, l’artista crea delle immagini di forte impatto e dotate di un grande fascino visivo. Ogni fotografia richiede la costruzione di una complessa messa in scena realizzata grazie al lavoro di un team di professionisti che affianca Crewdson al pari di una troupe cinematografica: scenografi, tecnici luce, truccatori, comparse. Non è un caso, quindi, che per alcune delle sue serie l’artista abbia ingaggiato, nel ruolo di interpreti, star del cinema come Gwyneth Paltrow, Julianne Moore e William H. Macy. Allo stesso tempo, è impossibile non paragonare le fotografie di Gregory Crewdson al linguaggio visivo di celebri registi americani, come David Lynch, Alfred Hitchcock e Steven Spielberg. Le opere di Crewdson sono tuttavia il risultato di complessi montaggi digitali. La perfetta messa a fuoco di tutti gli elementi e dei diversi piani spaziali è ottenuta attraverso l’assemblaggio di porzioni di immagini diverse, dotate di specifiche messe a fuoco. L’identica profondità estesa a tutto il campo figurativo conferisce uguale rilevanza e evidenza a tutte le diverse parti della scena, producendo un effetto di iperrealtà e di “ipervisività”: ogni singolo dettaglio presente nell’immagine è colto nitidamente come se fosse un’opera pittorica. Pur basando il proprio lavoro su queste contaminazioni di generi, possiamo dire che Crewdson è un fotografo nel senso letterale del termine, laddove “foto-grafia” significa “disegnare con la luce”, che possiamo considerare come l’evidente protagonista del suo mondo visivo. È così che egli riesce ad alterare e manipolare l’atmosfera di banali luoghi della vita quotidiana o di città della provincia americana aprendo a nuove visioni che vanno al di là di ciò che vediamo e che sono caricate di inediti e profondi valori psicologici e concettuali. Untitled, 1998 Untitled, 2001 Vedute dell'allestimento in mostra © Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; Valentina Muscedra Gregory Crewdson (USA, 1962) Le fotografie di Gregory Crewdson appaiono come dei “fermo immagine” ad alta risoluzione tratti da sontuosi film hollywoodiani. Costruite secondo una scrupolosa composizione e fissate in un’atmosfera densa ma rarefatta allo stesso tempo, le immagini sono slegate da un possibile contesto o da una supposta concatenazione di eventi, che solo la libera interpretazione dell’osservatore può tentare di ricostruire. Le scene, ambientate nella provincia statunitense, sono cariche di un’atmosfera onirica e inquietante, e sembrano alimentarsi dei fantasmi dell’inconscio collettivo americano. Le fotografie di Crewdson rivelano, infatti, il lato in ombra di un American dream che rischia di trasformarsi in incubo: non più l’aspirazione al successo e all’ascesa sociale, ma una discesa negli abissi dell’animo umano, nel vuoto e nella solitudine. Gli eroi di Crewdson sono figure isolate, che nella loro iconicità si cristallizzano e si caricano di valore simbolico. | ||
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