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S#14, 2005
Light Jet Print, Dibond
180 x 267 cm
Courtesy Barbara Gross Galerie, Munich
© 2008 VG Bildkunst, Beate Gütschow


S#10, 2005
Light Jet Print, Dibond
180 x 267 cm
Courtesy Berlinische Galerie – Landesmuseum für Moderne Kunst, Fotografie und Architektur
© 2008 VG Bildkunst, Beate Gütschow

Singole strutture architettoniche e singole porzioni dei luoghi ritratti risultano familiari all’osservatore, tuttavia l’insolita combinazione dell’insieme rende impossibile contestualizzarle in una realtà geografica vera o in un tempo preciso. Anche l’agibilità dei singoli edifici appare incerta. Rimane l’impressione di avere a che fare con i relitti architettonici di un’utopia fallita.
Le opere di Beate Gütschow mostrano letteralmente dei “non luoghi”. Quello che vediamo non è il risultato di un’indagine documentaria sulla città; piuttosto, l’artista ci propone una sua personale visione dell’ambiente urbano. Queste immagini sono il risultato di un lungo lavoro di elaborazione digitale delle fotografie di varie città,  assemblate a formare una nuova veduta unitaria. Nei suoi collage digitali, Beate Gütschow costruisce delle scene urbane a partire da un’insieme eterogeneo di soggetti da lei stessa fotografati, da motivi prelevati da libri o da immagini d’archivio. Nella composizione degli elementi, l’artista si mantiene vicina alle linee direttive della pittura classica di vedute urbane; essa stessa dichiara che “basta seguire due o tre di queste norme affinché le fotografie ci sembrino quadri, in quanto la nostra percezione è stata formata in questo senso”. Le fotografie della Gütschow mostrano paesaggi urbani in realtà inesistenti: il suo lavoro diviene simile a quello di un pittore di paesaggio, che parte dall’osservazione della realtà ma che nel proprio studio giunge all’opera finale arrivando ad una sintesi tra realtà e memoria. Ecco come l’artista descrive il suo intento: “A me interessa lavorare sulla differenza tra la realtà e la rappresentazione. Ciò che vediamo in una fotografia somiglia molto a ciò che si trovava davanti all’obiettivo della macchina fotografica; tuttavia c’è sempre una differenza enorme, anche se sfugge alla nostra percezione. Io vorrei mettere in luce questa differenza”.

Beate Gütschow (Germania, 1970)

Le opere di Beate Gütschow appartenenti al ciclo S (Stadt, città) sono fotografie in bianco e nero di architetture e di paesaggi urbani, di luoghi che a volte recano tracce di devastazione o che appaiono parzialmente incompiuti. L’allarmante, assoluta staticità degli scenari, in cui non è visibile alcuna traccia di vita, provoca nell’osservatore un senso di oppressione. È un’atmosfera sospesa, rarefatta, quasi apocalittica quella che regna su queste immagini, un’atmosfera che conosciamo dai reportage fotografici realizzati in zone di guerra.




S#14, 2005
S#10
, 2005
Vedute dell’allestimento in mostra
© Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; Valentina Muscedra

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