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Untitled #468, 2008 Color photograph 178,4 x 137,2 cm Courtesy Ringier Collection, Switzerland; Sprüth Magers Berlin London © Cindy Sherman Untitled #466, 2008 Color photograph 246,1 x 162,6 cm Courtesy David Roberts Collection, London; Sprüth Magers Berlin London © Cindy Sherman Untitled # 466, 2008 Untitled # 468, 2008 Vedute dell'allestimento in sala © Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; Valentina Muscedra L’artista, che ostenta in maniera evidente la manipolazione esagerata del suo corpo, definisce il proprio volto come “tela bianca su cui intervenire”, al fine di elaborare e mettere a nudo gli stereotipi sociali diffusi dai media, rivelandone spesso la decadenza e quasi l’ “orrore” nei lineamenti caricati e quasi grotteschi. La serie di “ritratti” in questione indaga il prototipo della donna nel suo ruolo di moglie ricca e potente o di signora di mezza età dell’upper-class americana. Le donne ritratte non corrispondono a modelli di persone realmente esistenti, né i luoghi – come gli interni lussuosi, i palazzi nobiliari o i cortili rinascimentali – evocano delle ambientazioni reali. Tutto rimanda all’iconografia tradizionale del ritratto di rappresentanza di nobili mecenati o di personaggi dell’alta società: l’altera posa del corpo di tre quarti, l’abbondanza di gioielli e di dettagli dell’abbigliamento e l’ambientazione dal forte valore simbolico e sociale. Le protagoniste, tuttavia, si configurano come personaggi caricaturali che si stagliano davanti a fondali volutamente posticci e digitalmente prodotti ottenendo un forte effetto di kitsch e cattivo gusto. Dopo aver preso le sembianze dei soggetti che intende interpretare e ritrarre, Cindy Sherman fotografa se stessa incarnando le varie tipologie di donne stereotipate e ritraendosi in corrispondenti travestimenti e finti set ambientali attraverso montaggi simili a quelli delle vecchie fotografie in costume. La modalità di montaggio usata consente all’artista di mettere in evidenza l’artificiosità delle figure e di svelare le norme e le convenzioni della rappresentazione pubblica, tramite cui le figure esprimono simbolicamente il loro potere. Dietro la reiterata messa in scena di se stessa nei panni di uno stereotipo, l’autentica personalità della persona ritratta sembra dissolversi: un tema di rilevanza non inferiore rispetto alle questioni dell’artificiosità, della messa in scena e della manipolazione digitale dell’immagine. Cindy Sherman (USA, 1954) Cindy Sherman, una delle principali artiste e fotografe americane, ha spesso basato il suo lavoro sull’allestimento di set ambientali. La sua ricerca artistica ruota intorno a temi e questioni legate all’identità e alla manipolazione dell’immagine femminile, come la rappresentazione del ruolo sociale e culturale della donna e la questione del rapporto tra il soggetto reale e la sua raffigurazione. Le fotografie della Sherman che, con un senso ironico e caricaturale hanno sempre per protagonista la stessa artista, non sono tuttavia dei semplici autoritratti. | ||
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