Background images credits  
   
   





Iraq, 2008
C-Prints
120 x 100 cm ciascuna
Courtesy l'artista
© Paolo Ventura









Iraq, 2008
Vedute dell'allestimento in sala
© Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; Valentina Muscedra



In realtà le fotografie di Ventura non sono state scattate in Iraq, bensì nel suo atelier di New York. I soldati non sono altro che manichini costruiti dall’artista; il mondo che li circonda è un modello preparato e costruito artigianalmente. Le installazioni di Ventura sono una sorta di visione sintetica di tutte le immagini della guerra legate alla memoria collettiva. L’artista non riproduce esattamente delle fotografie scattate sul teatro di guerra, ma descrive quest’ultimo con immagini che scaturiscono dalla sua fantasia, e che tuttavia risultano estratte e come distillate dal quotidiano flusso di immagini belliche trasmesso dai media. Anche nelle sue precedenti serie fotografiche, Ventura ha utilizzato dei manichini per mettere a nudo l’orrore della guerra: è il caso, per esempio, della serie War Souvenir (2005), in cui l’artista ha rielaborato le memorie della nonna legate alla seconda guerra mondiale. I lavori dell’artista rimandano così al dato di fatto secondo cui nessuna immagine bellica può rendere conto della guerra stessa. Pur avendo l’aspirazione, fin dalla sua nascita, di restituire  maggiore oggettività e autenticità possibile, la fotografia non sembra essere in grado di rappresentare la guerra nella sua vera realtà e dimensione.

Paolo Ventura (Italia, 1968)

Con i lavori della sua ultima serie fotografica, Paolo Ventura si confronta con la rappresentazione della recente guerra in Iraq diffusa dai media occidentali. Le foto dell’artista non mostrano direttamente delle azioni di conflitto, ma immagini parziali o contenenti solo riferimenti indiretti, a partire dai quali l’osservatore può formulare una possibile ipotesi sullo svolgimento dei fatti. Manca alle immagini l’accompagnamento della consueta cronaca giornalistica, che spiega il contenuto dell’immagine e lo situa in un determinato contesto di eventi.   All’osservatore, le immagini di Ventura risultano note, quasi familiari. Si ha quasi l’impressione di averle già viste, poiché condensano in sé i soggetti, le prospettive e lo stile fotografico a cui siamo in un certo senso abituati, attraverso, ad esempio, le foto fornite dai cosiddetti embedded journalists, i giornalisti al seguito delle truppe.   Ma l’iniziale impressione di riconoscere stile e soggetti lascia posto ben presto al dubbio sull’autenticità della rappresentazione. Diversi elementi suscitano la sensazione di una certa artificialità dell’immagine, sebbene si mantenga un effetto forte di realismo che potremmo quasi definire tattile.

    ........................................................................................................................................................................
    inizio pagina
     
 
  Home l Artisti l About l Catalogo l Programma l Educazione l English
   

Palazzo Strozzi
 

Artisti
Olivo Barbieri (IT)
Sonja Braas (DE)
Adam Broomberg &
Oliver Chanarin
(ZA/UK)
Gregory Crewdson (USA)
Thomas Demand (DE)
Elena Dorfman (USA)
Christiane Feser (DE)
Andreas Gefeller (DE)
Andreas Gursky (DE)
Beate Gütschow (DE)
Osang Gwon (KR)
Tatjana Hallbaum (DE)
Ilkka Halso (FI)
Robin Hewlett &
Ben Kinsley
(USA)
Rosemary Laing (AU)
Aernout Mik (NL)
Saskia Olde Wolbers (NL)
Sarah Pickering (UK)
Moira Ricci (IT)
Cindy Sherman (USA)
Cody Trepte (USA)
Paolo Ventura (IT)
Melanie Wiora (DE)