Adam Broomberg e Oliver Chanarin

Chicago #2, 2006
Chicago, Tze’elim Military Base, Negev Desert, Chicago
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© Adam Broomberg and Oliver Chanarin



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ADAM BROOMBERG & OLIVER CHANARIN (Sud Africa, 1970; Regno Unito, 1971)

Chicago, 2006-13
Stampe fotografiche su carta da parati

Mini Israel, 2006
Video, 10’26”

Courtesy gli artisti

Le opere presentate in mostra appartengono al progetto Chicago, una riflessione sul tema della costruzione reale e simbolica di un territorio che diviene espressione della condizione della violenza e dell’insicurezza generate dalla irrisolta questione palestinese nel territorio di Israele. Chicago è il nome di una città situata nel deserto del Negev in Israele, interamente costruita all’inizio degli anni Ottanta al fine di creare lo scenario più realistico possibile per l’addestramento delle forze speciali dell’esercito israeliano. È stata il simulacro di un villaggio libanese, poi è stata ingrandita ed è diventata il quartiere di una città irachena. Più recentemente, negli anni della Seconda Intifada, ha raggiunto la grandezza di un vero e proprio villaggio palestinese, modellato su quelli di Ramallah e Nablus.
In una riflessione concettuale sul ruolo e il valore dell’immagine, l’approccio di Adam Broomberg e Oliver Chanarin unisce la chiarezza della fotografia documentaria all’ambiguità derivante dalla presunzione di realtà caratteristica del mezzo. I due artisti si interrogano sulla funzione della fotografia in rapporto ai conflitti oggi, in una società satura di immagini, dove il fotoreportage tradizionale ha perso gran parte del suo significato originario, superato dalla tecnologia e dal doversi piegare alle ragioni della politica, attraverso l’embeddement e l’autocensura.
Due grandi wallpaper rappresentano i particolari di interni “reali” ma “falsi” di Chicago, un luogo che simula una città senza esserlo veramente. La figura a stella sul muro rappresenta la visualizzazione della tecnica militare del worming caratteristica dell’esercito israeliano nei villaggi palestinesi, un metodo di percorrere le aree urbane muovendosi attraverso i muri, invece che lungo le strade e i vicoli dove i soldati sono più vulnerabili. Una volta che i soldati hanno stabilito che uno spazio è sicuro, perforano i muri creando dei passaggi attraverso camere da letto e salotti nelle case delle reali città palestinesi. La casa, luogo per eccellenza del riparo, della protezione del proprio spazio intimo, viene bucata. La strada, luogo pubblico per eccellenza della comunicazione e dello scambio, è invece letteralmente murata, in una interpretazione del confine come architettura dell’esclusione e strumento di sicurezza e protezione. Il wallpaper sulla terza parete della sala rende visivamente questa condizione attraverso il primo piano ravvicinato di un dettaglio di quei muri di roccia che fiancheggiano le strade costruite per far transitare i coloni israeliani attraverso il territorio palestinese nel quale vivono, e giungere così in sicurezza nei loro luoghi di lavoro in Israele.
Il video Mini Israel, infine, mostra un modellino del paese mediorientale originariamente creato come attrazione turistica. L’opera evidenzia ulteriormente i temi della serie Chicago, sia nelle presenze che nelle assenze che scorrono nelle immagini. Le presenze sono quelle di una storia millenaria, dei luoghi santi di diverse religioni, di un’attività costruttiva di nuove infrastrutture e nuovi insediamenti. Assenti sono la popolazione araba – ridotta al ruolo di comparsa, dedita alle attività della pastorizia o alla preghiera, posta in un tempo distante da quello dello scorrere della vita quotidiana della popolazione ebrea – e soprattutto assente è il grande muro che divide fisicamente queste due realtà.

 

Adam Broomberg e Oliver Chanarin (1970, Sudafrica; 1971, Regno Unito; vivono e lavorano a Londra) collaborano da più di dieci anni. Hanno prodotto sei libri che esaminano in modi diversi il linguaggio della fotografia documentaria; Trust (2000) ha accompagnato la loro prima mostra personale allo Hasselbad Center; Ghetto (2003), una raccolta della loro opera come redattori e primi fotografi della rivista “Colors”, è stata esposta al Victoria & Albert Museum; Mr. Mkhize’s Portrait (2004) ha documentato il Sudafrica dieci anni dopo l’apartheid e ha accompagnato una mostra personale presso The Photographers’ Gallery; Chicago (2006), un’esplorazione della militarizzazione dell’Israele di oggi, è stata pubblicata da SteidMACK in concomitanza con una mostra personale allo Stedelijk Museum; e FIG (2007), di Steidl/Photoworks, ha corredato le loro mostre personali alla John Hansard Gallery e alla Impressions Gallery, Bradford, UK. The Red House (2007), prodotto nelle celle sotto l’ex quartier generale del partito Baath in Iraq, è pubblicato dalle Steidl Editions. Broomberg e Chanarin conducono regolarmente seminari e danno lezioni specialistiche di fotografia, insegnano al master in fotografia documentaria della LCC. Insegnano all’Ecole supérieure d’arts appliqués e sono ricercatori ospiti alla University of the Arts London. Hanno ricevuto numerosi premi, tra cui il Vic Odden Award della Royal Photographic Society e il premio fotografico 2013 della Deutsche Börse. Insieme hanno partecipato a numerose mostre internazionali tra cui la Biennale di Gwangju, lo Stedelijk Museum, lo International Center of Photography, il KW Institute for Contemporary Art, The Photographers’ Gallery e il Mathaf Arab Museum of Modern Art. Le loro opere sono presenti nelle principali collezioni pubbliche e private, tra cui la Tate Modern, il Museum of Modern Art (MoMA), lo Stedelijk Museum, il Victoria and Albert Museum, il Musée de l’Elysée, l’International Center of Photography e la Loubna Fine Art Society.



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