Anri Sala

DAMMI I COLORI
2003
Video, stereo sound
15’ 25’’
Courtesy the artist and Galerie Chantal Crousel, Paris; Marian Goodman Gallery, New York, Hauser & Wirth Zürich London; Johnen/Schöttle, Berlin, Cologne, Munich



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ANRI SALA

Nel 2000 l’artista Edi Rama, con cui Anri Sala aveva vissuto per anni in esilio a Parigi, viene eletto sindaco di Tirana, capitale dell’Albania. Subito all’inizio del suo mandato egli avvia un ampio progetto di trasformazione della città, ridipingendo le facciate di edifici degradati con colori sgargianti e forme irregolari, rompendo le rigide griglie geometriche dell’architettura post-socialista. Ciò faceva parte di un ampio progetto di rinnovamento della città, che prevedeva la costruzione di nuove strade, scuole e parchi, l’installazione di nuove linee telefoniche ed elettriche e una lotta serrata alla prostituzione e allo spaccio di stupefacenti.

Gli anni di attività politica di Edi Rama, sopravvissuto a due tentati omicidi durante il suo mandato, proposero il tema della città come corpo sociale, luogo di discussione e dibattito della collettività, in un dialogo che diviene segno del processo di democratizzazione da contrapporre al passato politico albanese.

Il caso di Tirana si pone come manifesto di un’idea di arte vista come strumento per il rinnovamento sociale, che non si limita a un intervento di “beautification”, di una estetizzazione di superficie. Il valore della sua operazione artistica e politica sta nell’aver liberato nuove energie democratiche di azioni e reazioni in un dibattito pubblico collettivo, permettendo un ripensamento del concetto di res publica e della vita politica di una comunità. Gli abitanti di Tirana sono stati costretti a domandarsi: “che cosa producono questi colori nella nostra vita?” La bellezza, l’arte, la costruzione della città e delle sue regole perdono il loro statuto di concetti astratti e diventano fatti reali di fronte a cui ciascuno si trova a dover reagire nella vita quotidiana.

Protagonista del video è Tirana, ma potrebbe essere una qualsiasi città del mondo. I luoghi ripresi creano l’immagine di una città in costruzione, un work in progress. Nelle sequenze in notturna si susseguono strade anonime in cui i colori sgargianti degli edifici appaiono e scompaiono alla luce dei fari di un’automobile. La voce di Rama emerge da un silenzio profondo, interrotto, in un’occasione, da un accenno della romanza Recondita armonia (il cui primo verso è appunto “Dammi i colori…”) dell’opera Tosca di Giacomo Puccini.

DAMMI I COLORI si pone come una testimonianza di un’esperienza spazio temporale più che di una riflessione astratta. Come dice Sala stesso: “Un artista deve mostrare le cose che gli succedono intorno, nel momento in cui esse si svolgono. Deve contribuire a creare una piena coscienza del tempo che sta vivendo”.

 

Anri Sala (1974, Tirana, Albania; vive e lavora a Berlino) lavora con film, fotografie, video e installazioni acustiche, trasformando situazioni o momenti specifici in narrazioni poetiche che diventano metafore di temi sociali, culturali e politici. Dopo gli studi in pittura presso l’Accademia nazionale di Belle Arti di Tirana, ha poi proseguito i suoi studi in Francia studiando video presso la Ècole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi e regia a Le Fresnoy, Studio National des Arts Contemporains, Tourcoing. Vincitore del Leone d’Oro come miglior artista emergente alla Biennale di Venezia nel 2001, è stato scelto per lavorare al padiglione francese nell’edizione 2013. Tra le più recenti mostre personali ricordiamo: (2013) “Anri Sala & Edi Rama: Creating Space Where There Happens to Be None”, Galerie Rüdiger Schöttle. Monaco, Germania; (2012) Centre Pompidou, Parigi; Louisiana Museum of Modern Art, Copenhagen; Museum of Contemporary Art, Detroit; (2011) Serpentine Gallery, Londra; Galerie Chantal Crousel, Parigi; Musée d’Art Contemporain de Montréal, Canada; National Museum of Art Osaka, Giappone; (2009) Marian Goodman Gallery, New York; Johnen Galerie, Berlino. Tra le recenti mostre collettive ricordiamo: (2013) “One on One”, KW Institute for Contemporary Art, Berlino; (2012) “x_sound : John Cage, Nam June Paik and After”, Art Center, Seoul; “One Sixth of the Earth, Ecologies of the Image”, MUSAC, Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, León, Spagna; Mardin Biennal, Turchia; IX Gwangju Biennale, Corea del Sud; “The Lookout”, National Art School, Sydney, Australia; “Parole delle immagini”, Palazzo Grassi, Venezia; “Erinnerungsräume”, Kunsthalle, Düsseldorf, Germania; “Static Movement”, Museum Folkwang, Essen, Germania; (2011) “Architektonika”, Hamburger Bahnhof, Museum für Gegenwart, Berlino; “Animal Kingdom -There Was An Old Lady Who…”, Schinkel Pavillon, Berlino; “Chamber of Lights”, Muzeum Sztuki Łodzi, Łodź, Polonia.

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