Di fronte le opere di Jim Campbell ognuno è chiamato a scavare nella memoria, a ripensare a quelle scene, ricordate o anche solo immaginate, che definiscono il rapporto di ciascuno di noi con il proprio passato, la propria infanzia, le proprie origini.
JIM CAMPBELL
Home Movies 300-1, 2006
Tecnologia elettronica su misura, 300 luci LED
162,5 x 132 x 7,6 cm
Courtesy l’artista
Photo credit: Sarah Christianson
Jim Campbell indaga processi di percezione e dinamiche di relazione, riflettendo sul rapporto tra dispositivi tecnologici e modalità conoscitive dell’essere umano.
Gli Home Movies sono strutture composte da centinaia di luci LED che si accendono, si spengono, aumentano e diminuiscono di intensità producendo un flusso continuo di immagini cangianti. L’effetto luminoso si trasforma grazie all’interazione con l’osservatore nello spazio espositivo. Mantenendo una certa distanza dall’opera è possibile riconoscere persone, strade, ambienti. Più ci si avvicina e più questi contenuti scompaiono, si disfano di fronte ai nostri occhi.
Campbell rielabora digitalmente fonti analogiche come vecchie fotografie o filmini amatoriali di famiglia, unendo materiale trovato e personale. Volti o luoghi non sono mai riconoscibili. Silhouette e campiture in bianco e nero si succedono senza una precisa sequenza narrativa. Tuttavia queste scene appaiono come immagini sfuocate di lontani ricordi d’infanzia o come registrazioni mal conservate di viaggi, feste di compleanno, momenti in famiglia registrati da strumenti obsoleti.
Recenti innovazioni come il cinema 3D o le immagini in HD hanno modificato il rapporto tra l’uomo e le immagini all’insegna di una sempre maggiore ricerca di nitidezza e definizione. Campbell ribalta questo rapporto, riportando a una centralità delle capacità percettive e immaginative umane. Ognuno è chiamato a ricordare, ripensare a momenti ed episodi, ricordati o anche solo immaginati, che definiscono il rapporto di ognuno con il proprio passato, non solo familiare.
Jim Campbell (1956, USA; vive e lavora a San Francisco), laureato e specializzato in elettrotecnica e matematica, usa questo background per focalizzarsi sul rapporto tra arte e tecnologia. Intorno al 1988 inizia a realizzare installazioni multimediali ricorrendo a sistemi elettronici “su misura”, concepiti e progettati appositamente. La sua arte multimediale ottiene le prime forme di riconoscimento negli anni Novanta, esemplificate dall’invito a partecipare alla InterCommunication Centre Biennale di Tokyo nel 1997. Tra le sue recenti personali ricordiamo: nel 2001 Time, Memory and Meditation, Anderson Gallery, Virginia Commonwealth University, Richmond; Contemporary Configurations, Museum of Art and History, Santa Cruz; nel 2002 Data and Time, Nagoya City Art Museum, Nagoya; nel 2005 Material Light, Bryce Wolkowitz Gallery, New York; nel 2007 Quantizing Effects, Museum of Glass, Tacoma; nel 2008 Jim Campbell: Home Movies, Berkeley Art Museum, Berkeley; nel 2010 Jim Campbell, Hosfelt Gallery, San Francisco; nel 2011 Jim Campbell – Material Light, National Museum of Photography, Copenaghen; Jim Campbell: Static Time, 20 Years of Electronic Art, Espacio Fundación Telefonica, Buenos Aires; Jim Campbell: Exploded View, Museum of the Moving Image, Astoria; nel 2013 Jim Campbell: At The Threshold, Samek Art Gallery, Bucknell University, Lewisburg. Tra le recenti esposizioni collettive ricordiamo: nel 2002 la Whitney Biennial, New York, e la Taipei Biennial, Taiwan; nel 2003 After Image, Wood Street Galleries, Pittsburgh; nel 2005 Balance and Power: Performance and Surveillance in Video Art, Krannert Art Museum, Champaign; A×S: At the Intersection of Art & Science, Cal Tech and The Armory Center, Pasadena; nel 2006 The First Illusion: The Transitional Object, Palo Alto Art Center, Palo Alto; Crossing the Screen, IMAI – inter media art institute, Düsseldorf; nel 2007 Luminaries and Visionaries, Kinetica Museum, Londra; Closed Circuit, Video and New Media at the Metropolitan, The Metropolitan Museum of Art, New York; nel 2008 New Frontier, Sundance Film Festival, Park City; Living Room, National Gallery of Canada, Ottawa; Balance and Power: Performance and Surveillance in Video Art, Paul and Lulu Hilliard University Art Museum, University of Louisiana, Lafayette; Seeing as Believing, Axis Gallery, Sacramento; nel 2009 Artifacts of a Postdigital Age, STRP Festival, KIOSK gallery, Eindhoven; nel 2010 Watch This, Smithsonian Museum of American Art, Washington, D.C.; nel 2011 Paradise Lost, Istanbul Museum of Modern Art, Istanbul; nel 2012 Marking Time, Museum of Contemporary Art, Sydney; infi ne nel 2013 Transposition: Motion is Action, National Art Museum of China, Pechino; Art and Optics: The Speed of Communication, Espacio Fundación Telefonica, Lima. Vincitore nel 2012 dell’Annual Bay Area Treasure Award al San Francisco Museum of Modern Art e dell’Arts & Letters Award all’American Academy of Arts & Letters di New York, Jim Campbell è presente in numerose collezioni pubbliche, tra cui quelle newyorkesi del Whitney Museum of American Art, del MoMA e del Metropolitan Museum of Art, oltre a quelle del San Francisco Museum of Modern Art, del Musée des Beaux-arts di Montréal e del Museum of Contemporary Art di San Diego.
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Con la grande mostra dedicata ad Ai Weiwei (23 settembre 2016-22 gennaio 2017) per la prima volta Palazzo Strozzi diventa uno spazio espositivo unitario che comprende facciata, Cortile, Piano Nobile e Strozzina.
L’arte contemporanea esce dalla Strozzina e si espande sia a livello espositivo che di comunicazione, in uno scenario in cui Palazzo Strozzi partecipa attivamente all’avanguardia artistica del nostro tempo.
Per questo motivo le informazioni relative alla mostra Ai Weiwei. Libero e il programma di mostre e attività future dedicato all'arte contemporanea saranno consultabili direttamente al sito www.palazzostrozzi.org e sui canali social di Palazzo Strozzi.
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