Jo Ractliffe

My tent at Longa, from “As Terras do Fim do Mundo”, 2009
Stampa manuale ai sali d’argento / Hand-printed silver-gelatin print
Courtesy The Walther Collection and Stevenson Gallery
© Jo Ractliffe



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JO RACTLIFFE (Sud Africa, 1961)

As Terras do Fim do Mundo, 2011
Stampe a getto d’inchiostro su carta fine art
Courtesy The Walther Collection

Tra il 2009 e il 2010 la fotografa sudafricana Jo Ractliffe ha realizzato un lavoro interamente dedicato alla regione dell’Angola che è stata teatro della cosiddetta Border War (guerra del confine), combattuta in diverse fasi da truppe angolane, namibiane, sudafricane e cubane a partire dalla metà degli anni Sessanta fino alla fine degli anni Ottanta. Ractliffe si è spinta in questo territorio accompagnata da alcuni soldati che avevano combattuto in quelle zone: il risultato è la serie As Terras do Fim do Mundo (le terre della fine del mondo), nome dato dai coloni portoghesi al territorio interno dell’Angola, brullo e inospitale, lontano dalla capitale Luanda, vero centro nevralgico del Paese.
Scattate in un rigoroso bianco e nero, le fotografie si susseguono lasciando sempre allo spettatore il senso di un’attesa, di una non finitezza. Manca quasi sempre un appoggio visivo forte o un’icona scioccante attorno a cui costruire una narrazione fondata sull’evidenza. Ractliffe fotografa i vuoti lasciati dalla guerra in una natura a sua volta desolata; un vuoto non totale, ma abitato da presenze talvolta evidenti come la carcassa di un elicottero, talvolta nascosti o mimetizzati come uno spaventapasseri abbandonato o i resti di bunker in mezzo al deserto. Descrivendo il suo lavoro sul campo l’artista ha scritto: “Mi sento come se fossi in un luogo che ha abbandonato se stesso, indifferente al collasso del tempo e della storia. La maggior parte della popolazione se ne è andata, gli animali sono scomparsi, uccisi dai diversi eserciti o catturati dai bracconieri. E le milioni di mine sparse in tutto il paese hanno lasciato questa terra deserta e sconsolata, un deposito a cielo aperto per le spoglie della guerra”.
Il progetto si incentra su tre nuclei tematici correlati a luoghi specifici. Il primo è relativo a Cuito Cuanavale, luogo della più celebre battaglia tra l’esercito angolano supportato dai cubani e le forze di invasione sudafricana. Ciò che resta di quella battaglia epocale sono soprattutto le mine ancora presenti sul terreno, indicate da rozzi segnali posti dai pochi che ancora frequentano il territorio, e alcuni memoriali e fosse comuni, come quella che ricorda la strage di Cassinga, avvenuta nel 1978, che costituisce il secondo nucleo portante della serie. La terza parte, dalla quale provengono la maggior parte delle opere in mostra, si concentra sulle tracce della presenza cubana nel territorio: edifici per le truppe, rifugi antiaerei, monumenti. In tutte le immagini si vedono trincee ormai quasi irriconoscibili, murales sbiaditi, strutture corrose dal tempo: la natura va lentamente riprendendo il proprio dominio sulle ragioni dell’uomo, alimentando la metafora della transitorietà dei concetti di nazione e di frontiera legati a condizioni storiche determinate e che il tempo rende sempre più difficili da riconoscere e comprendere.

 

Jo Ractliffe (1971, Sudafrica) dal 2007 ha concentrato la sua attività sulle conseguenze della guerra in Angola, un conflitto nel quale il Sudafrica aveva avuto un complesso coinvolgimento. Dopo “Terreno Ocupado” (2008) e “As Terras do Fim do Mundo” (2010), la sua opera più recente, “The Borderlands”, è rivolta agli spazi del Sudafrica implicati nella mobilitazione e negli effetti di quella guerra. Le mostre recenti includono: “The Borderlands”, Stevenson Gallery, Cape Town (2013); “Present Tense”, Fundação Calouste Gulbenkian, Lisbona (2013); “Transition: Social Landscape”, Recontres d’Arles (2013); “My Joburg, La Maison Rouge”, Parigi (2013); “Rise and Fall of Apartheid: Photography and the Bureaucracy of Everyday Life”, International Centre of Photography, New York (2012); “Making History”, Museum Moderne Kunst, Francoforte (2012); “Appropriated Landscapes”, Walther Collection, Ulm (2011);”Topographies de la Guerre”, Le Bal, Parigi (2011). Ractliffe insegna alla Wits University dove, insieme a Rory Bester, gestisce PhotoFocus, una piattaforma pedagogica per espandere la formazione in fotografia attraverso le discipline, le storie, gli spazi e le esperienze. Insegna anche al Market Photo Workshop e attualmente è ricercatrice al Centre for Curating the Archive della University di Cape Town.



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