John Clang

John Clang trova nella fotografia una pratica performativa con cui analizzare, sviluppare o costruire rapporti e dinamiche sociali e di relazione tra le persone.



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JOHN CLANG

Tye family (Paris, Tanglin), 2012
Series “Being Together”
C-Print
Courtesy the artist and Pékin Fine Arts, Beijing

Punto di partenza della serie Being Together è l’esperienza autobiografica dell’artista John Clang, comune a molti giovani che per esigenze di studio o lavoro lasciano il proprio paese di origine. Trasferitosi da Singapore a New York nel 1999, l’artista realizza le prime immagini della serie nel 2010 ritraendosi con la propria famiglia. Le successive opere hanno tutte per soggetto storie simili: la lontananza fisica tra i componenti di una famiglia, ricongiunta virtualmente grazie alle tecnologie di comunicazione.

Le famiglie di origine sono in collegamento Skype con il luogo in cui si trovano il fotografo e la persona espatriata. Le immagini webcam vengono proiettate in scala 1:1 e le persone presenti nella stanza entrano nel campo di proiezione. Il titolo di ogni opera fa riferimento a tre elementi: il cognome del gruppo familiare, la città in cui uno dei suoi membri si è trasferito e il nome del quartiere di Singapore dove la famiglia di origine ancora vive.
Tutti gli ambienti ritratti sono reali luoghi privati: sono soggiorni o camere da letto, frammenti di realtà domestiche molto comuni. Emergono tracce della vita passata, simboli dei legami con la famiglia di origine, o testimonianze della vita presente, come testimoniano figli o compagni che costituiscono un ampliamento del gruppo familiare d’origine. L’ombra del soggetto fisico nel campo della proiezione è sempre accentuata da Clang e diviene lo stilema di tutta la serie fotografica: un contrasto tra fisicità e immaterialità, tra presenza e assenza, sottolineato ulteriormente dalla frequente presenza di quadri, specchi o schermi e dai piccoli riquadri tipici delle conversazioni online. Clang mette in atto un cortocircuito tra realtà e immagine sviluppando diversi livelli di rappresentazione che creano un complesso gioco di rimandi. La riunificazione familiare non avviene realmente, ma solo nel non-luogo dell’immagine fotografica.

John Clang (1973, Singapore; vive e lavora tra New York e Singapore) è un fotografo le cui immagini sono – per dichiarazione dell’artista – poetici rifl essi di se stesso in rapporto ai sottili cambiamenti, o sfumature, dell’ambiente di vita. Dopo il debutto nel 1993 con la partecipazione alla mostra Critical Framework alla 5th Passage Gallery di Singapore, Clang è invitato a partecipare a diverse collettive e monografiche. Tra le sue recenti esposizioni personali ricordiamo: nel 2001 Backs, DVF Studio, New York; nel 2003 They Were in Color: Jun 4 2001 – Jan 27 2002, Galerie Colette, Parigi; Fear of Losing the Existence, Bank Art Gallery, Los Angeles; nel 2004 Clang. A Self Portrait, Jendela Gallery, Singapore; nel 2007 Clang. A White Book, The Substation, Singapore; nel 2010 (Con)Front, 2902 Gallery, Singapore; nel 2012 John Clang: Self Refl ection, Pekin Fine Arts, Pechino; nel 2013 Being Together: Family & Portraits – Photographing with John Clang, National Museum of Singapore, Singapore; When I Say You Are Dreaming, So Am I, Art Stage, Singapore. Tra le collettive citiamo: nel 2002 Porn?, Proud Galleries, Londra; nel 2009 New York Photo Festival: (super)natural, The Tobacco Warehouse, New York; nel 2010 Through the Looking Glass, Annexe Gallery, Kuala Lumpur; HIDEntities, mc2gallery, Milano; Human : Nature, 2nd Dali International Photography Festival, Dali, Yunnan; Human Faces, National Museum of Singapore, Singapore; nel 2011 The Open Daybook Exhibition, Los Angeles Contemporary Exhibitions (LACE), Los Angeles; The 2010 Sovereign Asian Art Prize, The Rotunda, Exchange Square, Hong Kong; NOW or NEVER, ION Art Gallery, Singapore; What’s Next 30×30 Creative Exhibition, The OCT Art & Design Gallery, Shenzhen (in seguito alla Artis Tree, Hong Kong); Not Too Far Away, 2902 Gallery, Singapore; nel 2012 Crossing SEA(s), 2902 Gallery, Singapore; I See China, Pekin Fine Arts, Pechino; Paper Moon, KSU Art Museum, Kennesaw; Venti d’Oriente, mc2gallery, Milano; W I T H ( O U T ), Brockspace di Londra.

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