Paulo Nazareth

Untitled, 2012
from “Noticias de America (News from the Americas)”series
Stampa fotografica su carta cotone / Photo printing on cotton paper
Courtesy Mendes Wood DM, São Paulo



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PAULO NAZARETH (Brasile, 1977)

Il lavoro di Paolo Nazareth non consiste nella produzione di singole opere ma in un costante flusso di efemeras, tracce effimere e temporanee: appunti, fotografie, video, oggetti, volantini o manifesti, attraverso cui ricostruire esperienze e incontri o documentare gli interventi performativi realizzati durante i suoi viaggi. L’artista fa dell’atto del camminare il fondamento della propria pratica artistica, percorrendo a piedi interi continenti, oltrepassando confini e attraversando territori, come dimostra il viaggio a piedi dal Brasile all’America, conclusosi New York con un simbolico lavaggio dei propri piedi nel fiume Hudson (Noticias de América, 2011-2012). Attraverso l’atto di camminare l’artista mette in discussione il proprio sé, in una condizione di mobilità fisica e simbolica. L’esperienza dell’attraversamento di contesti diversi e di essere straniero, lontano da gente e luoghi conosciuti, trasforma lo sguardo sulla realtà, intensificando ogni atto e ogni incontro.
Riferimenti per Nazareth sono gli storici esempi della land art e della performance anni Settanta, rivisitati con un evidente grado di ironia, come dimostra la qualità esplicitamente amatoriale e la delega a passanti o incontri fortuiti della realizzazione dei suoi video e delle sue fotografie. Allo stesso modo, il linguaggio impiegato nei suoi scritti rispecchia una peculiare commistione di diverse influenze e culture. Il suo stile è marcatamente naif e fonde appunti personali con frammenti che sembrano emulare contenuti di libri storici o scientifici.
Elemento fondamentale della ricerca di Nazareth è la multietnicità delle società di oggi, in particolare di quella brasiliana di cui egli si percepisce come tipico rappresentante. Da parte materna l’artista possiede radici indigene delle popolazioni brasiliane e da quella paterna origini africane (del periodo della deportazione degli schiavi) e italiane (risalenti alle migrazioni europee di inizio Novecento). La sua ricerca mette insieme varie riflessioni su interconnessioni tra popoli e continenti rivissute alla luce delle proprie radici biografiche, secondo una connotazione allo stesso tempo poetica e politica. Il video Important Public Notice, ad esempio, documenta un’azione performativa svoltasi a Nuova Delhi in India, durante la quale l’artista distribuisce un volantino in tre lingue che descrive da una parte la storia della scoperta delle Americhe, dall’altra la storia dei diversi flussi migratori in Brasile, fino a giungere a elementi personali come le caratteristiche somatiche ed etniche di se stesso e dei suoi antenati.
L’opera di Nazareth si pone come una consapevole “anti-estetica”, rifuggendo volutamente ogni strategia di abbellimento o qualsiasi tentazione tecnica professionistica. Così come lo stesso artista dichiara: «Quello che può accadere nella vita è un insieme di meravigliose possibilità. È questo ciò che mi interessa, la fragilità e la precarietà della vita».

Paulo Nazareth (1977, Brasile; vive e lavora a Belo Horizonte) incarna l’idea dell’artista come una sorta di connettore, un decodificatore performativo o una specie di filosofo. La sua opera si basa su linguaggio, idee, azioni e oggetti con lo scopo di stabilire o rivelare i legami esistenti tra le persone e ciò che le circonda. Gesti semplici ma forti sono usati per evocare la memoria storica e per mettere in risalto le tensioni sociali ed economiche e la lotta di classe – tensioni particolarmente evidenti a lui in Brasile e, più ampiamente, in Sud America. Nazareth ha esposto in mostre personali al MASP – Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand, Sao Paulo (2012-2013), al Museu de Arte da Pampulha, Belo Horizonte (2007) e al Centro Cultural São Paulo, São Paulo (2009). Nazareth ha anche partecipato a molte mostre collettive, tra cui “Museum as Hub: Walking Drifting Dragging”, New Museum, New York (2013), Bienal de Montevideo, Montevideo, Uruguay (2013), Bienal de Benin, Cotonou, Benin (2012-2013), “Il va se passer quelque chose”, Maison de l’Amérique Latine, Parigi (2012); “Mythologies”, Cité Internationale des Arts, Parigi (2011); “Caos e Efeito”, Itaú Cultural, São Paulo (2011). Ha partecipato a un ampio numero di programmi di residenze di artista: Buenos Aires, Argentina (Taller Imaginario, 2010); Belo Horizonte, Brasile (JACA, 2010); Giacarta, Indonesia (ruangrupa, 2009 e Galeri Nasional, 2008); Jatiwangi, Indonesia (Jatiwangi Art Factory, 2008); e New Delhi, India (Khoji Studios, 2006), tra le altre. Le sue opere sono conservate nelle collezioni permanenti della Pinacoteca do Estado de São Paulo; del Museu de Arte Moderna di Rio de Janeiro – collezione Gilberto Chateaubriand; all’Astrup Fearnley Museet of Modern Art, Oslo e alla Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, Vienna.



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