Le opere pittoriche di Will Cotton danno vita a un mondo in cui tutto diviene zucchero filato, crema, panna, fondendo riferimenti alla cultura pop americana e alla storia dell’arte.
Attraverso le sue opere, Will Cotton ha fatto proprio quel desiderio per un mondo interamente costituito da dolci che è trasmesso agli americani fin da quando sono bambini, come dimostra la popolarità di giochi come Candy Land o film come Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato. I suoi quadri ritraggono figure e architetture composte di zucchero filato (in inglese, cotton candy), dolciumi e caramello, realizzati a partire da modelli in miniatura costruiti in studio e poi dipinti secondo uno stile fortemente realistico.
L’artista unisce riferimenti artistici colti e elementi della cultura popolare, in una potente alchimia di kitsch e fantasie consumistiche. I suoi dipinti sono realizzati in grandi dimensioni, conferendo ai soggetti la grandiosità tipica dei quadri di storia e citando artisti del Settecento come François Boucher, Jean-Honoré Fragonard o Giambattista Tiepolo. Cotton mantiene la loro estetica rococò, inserendo però figure tratte dal mondo contemporaneo: giovani ragazze dell’alta società newyorkese o protagoniste del mondo dello spettacolo come Katy Perry, icona contemporanea della musica pop. Per la cantante Cotton ha realizzato il dipinto Cotton Candy Katy, utilizzato anche come copertina dell’album Teenage Dream, e ha lavorato per il video del brano California Gurls, sperimentando così la ricerca di un nuovo e più ampio network per la diffusione delle proprie opere e rovesciando la relazione consueta tra cultura pop e arte “alta”.
Le figure femminili di Cotton riprendono elementi e fonti tradizionali, ma al tempo stesso diventano oggetti di desiderio erotico totalmente contemporanei, dimostrando una vena di esibizionismo particolarmente adatta a ritrarre un’epoca di auto-promozione come la nostra. Oltre ad un forte elemento voyeuristico, queste opere sembrano indurre nello spettatore anche una riflessione sul presente, evidenziando un senso di decadenza nascosto nello splendore e nell’opulenza di questi soggetti. Cotton sembra riflettere sull’iperconsumismo del mondo contemporaneo e sul tema iconografico dell’età dell’oro, vertice della storia dell’uomo destinato alla rovina. È così infatti che l’opera Consummation of Empire (La consumazione dell’Impero) cita la celebre serie The Course of Empire (Il corso dell’Impero) dell’artista americano Thomas Cole, che già nell’Ottocento metteva in guardia sul possibile esito drammatico delle ambizioni americane di successo e forza. Il tramonto sul castello fatto di marzapane, le ombre che si addensano in Consuming Folly, l’eccesso di zucchero sui churros di Abandoned sembrano prefigurare l’implosione e la crisi di una civiltà abbagliata e distratta dai suoi eccessi.
Will Cotton (1965, Melrose, MA, USA; vive e lavora a New York) realizza opere pittoriche che hanno come soggetto principale paesaggi e scenari spesso abitati da figure umane, interamente composti di dolci. Ha studiato in Francia all’Accademia di Belle Arti di Rouen ed è tornato negli Stati Uniti completando i suoi studi presso la Cooper Union e successivamente alla New York Academy of Art. È rappresentato da Mary Boone Gallery, New York; Baldwin Gallery, Aspen, Colorado; Michael Kohn Gallery, Los Angeles; Galerie Daniel Templon, Parigi; Jablonka Galerie, Colonia. Le sue opere sono state esposte presso il San Francisco Museum of Art (2000); il Seattle Art Museum (2002), la Kunsthalle Bielefeld (2004); l’Hudson River Museum (2007); la Triennale di Milano (2007); il Musée Marmottan Monet di Parigi (2008). Suoi lavori sono parte delle collezioni del Seattle Art Museum e del Columbus Museum of Art, così come di molte importanti collezioni private. Tra le sue recenti collettive ricordiamo: (2009) “Talk Dirty to Me”, Larissa Goldston Gallery, New York; “Drawings by Will Cotton”, Atlantic center’s pabst visitor Center & Gallery, New Smyrna, FL; “I Want Candy: The Sweet Stuff in American Art”, Fresno Metropolitan Museum, Fresno, CA; “Chelsea visits Havana”, Museo Nacional De Bellas Artes, Havana, Cuba; “Aspects of Pop Art”, Galerie Gmurzynska, Zurigo, CH; “Transitions. Painting at the (other) end of art”, Collezione Maramotti, Reggio Emilia; “A Tribute to Ron Warren”, Mary Boone Gallery, New York; (2010) “Accessories to an Artwork”, Glenn Horowitz Bookseller, East Hampton, NY; “Divine Comedy”, Sotheby’s, New York; (2011) “Tous Cannibales”, La Maison Rouge, Parigi. Tra le sue recenti personali: (2009) Mary Boone Gallery, New York; (2010) Galerie Templon, Parigi; Pace Prints Chelsea, New York; Baldwin Gallery, Aspen, CO; (2011) Michael Kohn Gallery, Los Angeles.
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Con la grande mostra dedicata ad Ai Weiwei (23 settembre 2016-22 gennaio 2017) per la prima volta Palazzo Strozzi diventa uno spazio espositivo unitario che comprende facciata, Cortile, Piano Nobile e Strozzina.
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Per questo motivo le informazioni relative alla mostra Ai Weiwei. Libero e il programma di mostre e attività future dedicato all'arte contemporanea saranno consultabili direttamente al sito www.palazzostrozzi.org e sui canali social di Palazzo Strozzi.
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