| L’artista svizzero Yves Netzhammer lavora con animazioni digitali di figure umane e animali. Nelle numerose e brevi sequenze che compongono l’opera The Subjectivisation of Repetition, l’artista fa muovere in un’ambientazione fatta di forme essenziali e colori primari, ma immediatamente riconducibile alla realtà (il letto, la finestra, la stanza spoglia, la luce elettrica, la luna, il mare, la spiaggia, l’orca marina, l’aereo, la barca e le ombre…) uno o più personaggi dalle fattezze umane estremamente semplificate (simili ai manichini anatomici), dall’incarnato bianco o nero. Questi ominidi creano delle situazioni, ripetono azioni, interagiscono tra loro, “vivono” esperienze fisiche, significative, spesso surreali, come se fossero sognate o immaginate in una sintesi grafica e visiva che, quasi incredibilmente, commuove lo spettatore. Netzhammer lavora da un lato con un’estrema riduzione delle forme e dall’altro con una enorme ricchezza delle immagini e delle sequenze di azioni che crea. Egli sembra essere alla ricerca di una semantica a monte, una meta-semantica, che continuamente ricerca attraverso la disseminazione del significato, o meglio della varietà di possibilità di significato. Mentre Bill Viola comunica attraverso una sequenza quasi filmica di attori reali in movimento e Kentridge disegna a mano e cancella le sue storie per dar loro un movimento reale e sequenziale, Netzhammer utilizza i calcoli algoritmici per creare una realtà verosimile in cui visualizzare i suoi pensieri e i piccoli episodi di animazione. Le sequenze video di Netzhammer fanno a meno di una narrativa compiuta, mostrando frammenti di azioni, ripetute in diverse forme e diversi contesti narrativi. Netzhammer ci propone frammenti di storie - che poi noi, gli spettatori, ci troviamo a completare con il nostro immaginario interiore - suscitando un vasto spettro di emozioni allo stesso tempo specifiche e ambivalenti. Nuove forme vengono generate le une dalle altre fino a ri-creare un mondo nuovo, che suscita riflessione ed empatia in chi guarda. Lo spettatore riesce a entrare in quella nuova realtà digitale e prevalentemente simbolica cercando qualcosa della propria essenza, della propria |