Arcangelo Sassolino

Dettaglio dell’installazione site specific per la mostra / Detail of the site-specific installation for the exhibition
Acciaio, legno, corda, pistone idraulico / Steel, wood, rope, hydraulic piston
Photo by Pamela Randon



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“Creando mi domando: perché non provare a forzare i materiali al limite della loro resistenza? Perché non forzare verso il limite le caratteristiche della materia facendone uscire l’imprevisto come forma e come suono?”.

È la specificità dello stesso spazio espositivo a stabilire i parametri dell’intervento dell’artista. Un pesante pistone industriale è collegato a un sistema idraulico a olio e disposto lungo la direzione longitudinale della sala. Altro elemento dell’opera è una spessa corda, una gomena da cantiere navale, che percorre l’intero spazio all’altezza dello sguardo dei visitatori. La fune passa attraverso il pistone e le sue estremità sono avvolte a due massicce travi di legno ancorate tra i montanti in pietra dei due ingressi frontalmente opposti della sala.

Senza preavviso e a intervalli irregolari il sistema idraulico si accende e fa partire l’azione del pistone che mette gradualmente in tensione la corda. La trazione aumenta lentamente fino a raggiungere il punto di rottura ma, poco prima che l’irreparabile avvenga, il pistone rilascia la tensione facendo tornare l’intero sistema in uno stato di calma precaria. L’immagine evocata è quella di una stretta violenta, una morsa che inizia a stritolare lentamente e poi, senza preavviso, rilascia la presa. La forza aumenta fino a diventare insostenibile, la tensione arriva allo spasmo, fino alla soglia massima di resistenza dei materiali.

Questo gioco di equilibrio tra forze vale anche nel rapporto tra l’intero sistema e l’architettura che lo accoglie, e soprattutto nel rapporto tra l’opera e lo spettatore, posto in una condizione psicologica di tensione e di confronto diretto con i rischi dell’installazione. Tutto avviene in un angosciante silenzio: si percepiscono solo il flebile sibilo del sistema idraulico che alimenta il pistone e le tracce acustiche prodotte dall’attrito, l’impatto o il cedimento dei materiali.

Sassolino stesso afferma: “Ogni volta che sono su un aereo mi chiedo a quanta sollecitazione può resistere un’ala sapendo che per stress meccanico qualsiasi materiale prima o dopo è destinato a collassare”. Con questa nuova opera, l’artista si spinge ancora oltre nella consapevolezza del rischio. Egli è consapevole che l’installazione può non reggere alle forze che esso stesso mette in campo e questo possibile danno collaterale vuole rappresentare un ulteriore valore dell’installazione per la mostra, divenendo metafora esistenziale dei concetti di rischio e di fallimento.

 

BIOGRAFIA

Arcangelo Sassolino (1967, Vicenza, Italia, dove vive e lavora), crea opere d’arte incentrate sull’interazione tra forze e materiali eterogenei, spesso di natura industriale. Dapprima iscritto alla facoltà di ingegneria presso l’Università di Padova, in seguito durante uno stage a New York per l’azienda CASIO, ha frequentato per due anni, tra il 1993 e il 1995, la School of Visual Arts di New York. Da questo percorso di studi scaturisce la poetica dell’artista con opere che originano dalla compenetrazione di arte e fisica.

Tra le sue esposizioni monografiche ricordiamo “Concrete Matters” alla Galleria Grossetti di Milano, nel 2001, e “Rimozione” presso la Galleria Arte e Ricambi di Verona. Del 2006 è “Momento” negli spazi della Galleria Galica di Milano. La personale alla Galerie Nicola von Senger di Zurigo risale al 2007, mentre nel 2008, presso la Galerie Feinkost di Berlino, è allestita “Critical Mass”. Dello stesso anno è l’allestimento di “Afasia” presso il Palais de Tokyo di Parigi. Al 2010 risalgono personali come “Qui e Ora” presso la Galleria Continua di San Gimignano e “Time Tomb”, installazione realizzata negli spazi dello Z33 di Hasselt. Nel 2011 ha realizzato “Piccolo Animismo” per il Museo di Arte Contemporanea di Roma (MACRO), mentre al 2012 risale la sua partecipazione al festival d’arte di Zurigo Art and the City.

Tra le collettive ricordiamo: (2001) “Materia-Niente”, Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia; (2002) “Autonomie”, Galleria Grossetti, Milano; (2003) “Mito-logicamente”, Castelbasso, Teramo; (2003) “N-E”, Fondazione O’Artoteca, Milano; (2004) “Zilch”, Associazione Culturale Arte e Ricambi, Verona; (2004) “AAVV: 30”, Galleria Fumagalli, Bergamo; (2005) “Arte Oggi – Premio Agenore Fabbri”, Göppingen Kunsthalle, Göppingen; “Orange!”, Galleria Galica, Milano; “Il disegno della scultura contemporanea da Fontana a Paladino”, Palazzo Binelli, Carrara; “Per esempio. “Arte contemporanea italiana dalla Collezione UniCredit”, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART); (2007) “What You See is What You Guess”, Fonds Régional d’Art Contemporain (FRAC), Reims; (2008) “Visionary Collextion Vol. 6”, Haus Konstruktiv, Zurigo; “Disarming Matter”, Dunkers Kulturus, Helsingborg; (2009) “Themes and Variations”, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia; “Sleeper”, Brown, Londra; “Zweckgemeinschafft”, Mica Moca, Berlino; “Italian Open!”, Annet Gelink Gallery, Amsterdam; (2010) “As Soon As Possible”, CCC Strozzina, Firenze; “Videodrome”, Autocenter, Berlino; “Under Destruction”, Museum Tinguely, Basilea; (2011) “Broken Fall (Organic)”, Galleria Enrico Astuni, Bologna; “Under Destruction II”, Swiss Institute, New York; “Artisti d’Italia”, Ex Chiesa della Madonna del Duomo, Arezzo; “Percorsi riscoperti dell’arte italiana nella VAF-Stiftung 1947-2010”, MART, Trento.

 



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Francis Bacon e la condizione esistenziale nell’arte contemporanea

 
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