Francis Bacon

Seated Figure, 1974
Olio e pastello su tela / Oil and pastel on canvas
198 x 147,5 cm
Collezione privata / Private collection
© 2012 The Estate of Francis Bacon. All rights reserved. BY SIAE, Roma, and DACS, London



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Francis Bacon (1909, Dublino-1992, Madrid) nasce a Dublino da una famiglia inglese, secondo di cinque figli. La madre Christina Firth è erede di una famiglia che aveva fatto fortuna con l’acciaio, il padre Edward è addestratore di cavalli da corsa ed ex-ufficiale dell’esercito. La sua infanzia è segnata da attacchi di asma di cui soffrirà per tutta la vita. Con lo scoppio della guerra nel 1914 la famiglia si trasferisce a Londra, mentre vive gli anni del dopoguerra tra la capitale inglese e l’Irlanda. Nel 1926, a causa della sua omosessualità, Bacon è cacciato di casa dal padre e si stabilisce a Londra dove, con un livello d’istruzione mediocre, riesce a sopravvivere grazie alle tre sterline inviategli dalla madre ogni settimana. Nel 1927 si reca a Berlino e Parigi, torna a Londra l’anno successivo, dove riesce a trovare una stabilità economica lavorando come designer di mobili e d’interni. Bacon tuttavia persegue la sua passione per la pittura con Roy de Maistre come importante fonte d’ispirazione e guida, realizzando opere che mostrano l’influenza di Jean Lurçat e Picasso. Nel 1934 organizza la sua prima mostra personale alla Transition Gallery, così chiamata in quanto gli spazi erano costituiti dal seminterrato della casa di un amico. La mostra non viene ben accolta e Bacon reagisce distruggendo i suoi stessi dipinti.

Tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta sono realizzate le opere che l’artista stesso considererà il vero inizio della propria carriera, tra cui emblematici sono i tre soggetti non finiti di Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion (Tre studi per figure alla base di una Crocifissione, 1944), esposto per la prima volta nell’aprile del 1945 alla Galleria Lefevre, riscuotendo critiche e consensi allo stesso tempo. Bacon entra a far parte di quel milieu artistico post-bellico rappresentato nel quartiere di Soho, che comprendeva figure del calibro di Lucian Freud, Michael Andrews, John Deakin, Henrietta Moraes e molti altri.

Nei primi anni Cinquanta l’artista vive un periodo di successo. La prima esposizione personale del dopoguerra (Hanover Gallery, 1951-1952) include la prima di una serie di opere ispirate al Ritratto di Papa Innocenzo X di Velázquez, dimostrando la crescente importanza dello studio di opere storiche per i suoi dipinti. A questa segue il suo debutto a New York (Durlacher Art Gallery, 1953). I dipinti dei Papi, che segnano la fama di Bacon, si alternano a ritratti di figure contemporanee in giacca e cravatta, spesso simili nella composizione, a cui tuttavia si uniscono, grazie all’ispirazione avuta da un viaggio in Egitto e Sud Africa nel 1950, anche dipinti di sfingi e animali in cui emergono tonalità più luminose. Durante questo stesso periodo Peter Lacey, divenuto suo amante, gli ispira le celebri immagini omoerotiche di lottatori dove forte è anche l’influenza delle fotografie di Eadweard Muybridge. La fotografia diviene una fonte abituale, così come il tema dell’incontro sessuale diviene un topos del suo repertorio iconografico.

In Italia nel 1954 Bacon si rifiuta di vedere dal vivo l’opera di Velázquez conservata a Roma e i suoi dipinti esposti quell’anno alla Biennale di Venezia, dove condivideva il padiglione britannico con Ben Nicholson e Freud. Nonostante il successo della mostra dedicata ai quadri ispirati a Van Gogh (Hanover Gallery, 1957), l’anno successivo il pittore inizia a esporre alla Marlborough Fine Art, mossa che gli permette di coprire i suoi cospicui debiti di gioco e di organizzare mostre più grandi. Nel 1961 si stabilisce a Reece Mews, South Kensington, dove rimane per il resto della sua vita. L’anno successivo la Tate Gallery organizza una grande retrospettiva itinerante a lui dedicata. In quel periodo l’artista registra anche la prima delle interviste con il critico David Sylvester, divenuta una pietra miliare per gli studi sull’artista.

La reputazione internazionale di Bacon viene confermata dalla mostra al Solomon R. Guggenheim Museum di New York (1963) e dalla pubblicazione del catalogo ragionato di Ronald Alley. Rifiuta il Carnegie Institute Award nel 1967, mentre nel 1966 dona i soldi del Rubens Prize alla città di Firenze, impegnata nelle ingenti operazioni di restauro del proprio patrimonio in seguito all’alluvione. Alla vigilia della grande retrospettiva al Grand Palais di Parigi (1971), il suo amato compagno George Dyer si suicida, evento che sarà fonte di ispirazione per molti suoi dipinti successivi. Nel 1974 John Edwards diviene compagno del pittore e modello prediletto. Negli anni Settanta Bacon si muove regolarmente tra New York e Parigi. I sempre più frequenti articoli e libri a lui dedicati contribuiscono a creare la popolare immagine della sua opera come manifesto della condizione umana moderna. Le mostre internazionali si moltiplicano – Marsiglia (1976), Messico e Caracas (1977), Madrid e Barcellona (1978), Tokyo (1983) – culminando nella seconda retrospettiva alla Tate (1985, poi a Stoccarda e Berlino) e nelle mostre di Mosca (1988) e Washington (1989). Bacon muore il 28 aprile 1992 a Madrid, dove viene ricoverato in ospedale per una polmonite aggravata dall’asma.

Dopo la morte si sono tenute molte mostre dedicate all’artista. Tra le più importanti possiamo ricordare nel 1996 “Francis Bacon” al Musée National d’Art Modern, Centre Georges Pompidou di Parigi e nel 2008-2009, in occasione del centenario dalla sua nascita, la grande retrospettiva itinerante organizzata dalla Tate Britain e ospitata poi dal Museo Nacional del Prado di Madrid e dal Metropolitan Museum of Art di New York.



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Francis Bacon e la condizione esistenziale nell’arte contemporanea

 
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