Franco Menicagli

Il lavoro di Franco Menicagli si confronta con la fragilità, con l’effimera plasticità degli oggetti che contrassegnano il nostro abitare, apprestando una sorta di scheletro, ora segmentato e discontinuo, ora curvato ed elastico, in soccorso della residua carne delle cose, mutandone i punti di riferimento spaziale e mutando la capacità di relazionarci con esse.



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Franco Menicagli

A CHI NON PIACE GUARDARE IL CIELO?

Installazione site specific per il Cortile di Palazzo Strozzi
16.10-16.11.2014

 

Un progetto del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina

A cura di Martino Margheri

 

incontro / unione / via d’uscita

Franco Menicagli lavora da anni sul concetto di anti-monumentalità. Le sue sculture o installazioni ambientali, realizzate attraverso l’ibridazione di oggetti di recupero e materiali poveri, rivelano un’attenzione verso costruzioni precarie capaci di esprimere tensioni fisiche e relazioni simboliche con luoghi e persone. Le fragili impalcature tenute insieme da nastro adesivo diventano la protesi di una scultura da restaurare, spostando l’attenzione sul rapporto con la storia e il valore della conservazione. Le superfici in cartone corrispondenti alla pianta di una stanza, poggiate su un supporto verticale, trasformano la bidimensionalità di uno spazio calpestabile in un volume soggetto alla forza di gravità; i frammenti di mobili – uniti da listelli di legno e fascette da imballaggio – creano un dialogo tra forme rigide e fluide, generando esplosioni di volumi vuoti che invadono lo spazio, innescando nuove relazioni ambientali.

Pur nella loro diversità formale, tutti i lavori di Menicagli sono percorsi da un carattere effimero e un senso di energia compressa: le sue opere sono soggette a costanti trasformazioni che ne mettono in dubbio la capacità di resistere al trascorrere del tempo. I suoi interventi nascono dopo una lunga elaborazione e una veloce realizzazione, in cui l’azione del costruire assume un forte carattere gestuale e performativo. Il processo di realizzazione di un’opera parte dallo studio delle proprietà di materiali poveri e dalle possibili trasformazioni estetiche degli oggetti comuni, passa attraverso un’analisi del contesto espositivo, per arrivare a una risoluzione nella fase di esecuzione, in cui l’immediatezza della realizzazione, l’imprevisto e l’errore prendono il sopravvento sull’aspetto più progettuale.

L’installazione site specific sviluppata per Palazzo Strozzi, A chi non piace guardare il cielo?, sintetizza un percorso che si arricchisce di un rinnovato carattere architettonico, trasformando profondamente la percezione del cortile rinascimentale. Tre pilastri costruiti con colonne di vecchie mattonelle sono le ideali fondamenta di un intervento che si completa in una parte aerea realizzata con listelli di legno flessibili e fascette da imballaggio. Decine di mattonelle in ceramica, solitamente utilizzate per il rivestimento d’interni, diventano un elemento strutturale precario che entra in contrapposizione con l’architettura del cortile; i listelli di legno posti in tensione tra i pilastri e le colonne acquistano un valore disegnativo e simbolico grazie alla loro capacità di flettersi e generare forme fluide e incontrollate; le fascette in plastica non sono celate allo sguardo come nel loro usuale utilizzo, ma divengono il tessuto connettivo fondamentale tra gli elementi dell’installazione, come una punteggiatura che tiene insieme le frasi di un testo. Ogni parte ha una precisa funzione statica e strutturale, niente è superfluo; quello che ne deriva è una sorta di scultura brutalista che rivela la sua essenza piuttosto che mascherarla.

La scelta di recuperare vecchie mattonelle, abbandonate in scantinati o soffitte dopo i classici lavori di ristrutturazione, riporta l’installazione a una dimensione simbolica, umana e biografica. Sono oggetti del privato che entrano in uno spazio pubblico che non gli appartiene, un incontro tra cultura popolare e architettura rinascimentale. Sono mattonelle datate, retrò, kitsch, usate come un generatore di ricordi e relazioni. I pilastri disarticolati che ne derivano sembrano erigersi dal sottosuolo come le fondamenta di un edificio in attesa di essere completato, eppure già ancorato al colonnato del palazzo. L’installazione parte da solide fondamenta per poi proseguire verso l’alto con un brusco cambio di registro: dai tondini di acciaio ancorati sulla cima dei pilastri partono numerosi listelli di legno che indirizzano lo sguardo verso un percorso sempre più curvilineo e verticale, per poi ritornare su un ipotetico punto di partenza.

La rigidità strutturale degli oggetti disposti nel cortile lascia il passo a un disegno fluido generato dal movimento dei listelli che invadono lo spazio con delicate volute. Più sale verso l’alto, più tutto si fa rarefatto e leggero. La materia diviene pensiero. Se, per i pilastri, la forma è dettata dalla dimensione delle mattonelle che rivestono il ruolo della cassaforma, nella parte aerea aumenta il gioco delle possibilità. I listelli sottoposti a tensioni e torsioni si flettono fino quasi a rompersi, galleggiano mossi dal vento, indagano lo spazio, lo invadono, lo sezionano, cingono le colonne, talvolta le proteggono; su un piano più metaforico creano una connessione tra un presente fragile che deve essere continuamente ripensato e riadattato, e una storia solida, imponente, talvolta ingombrante, ma sempre necessaria. L’opera innesca un rapporto mutuale con l’architettura del palazzo rinascimentale, in un continuo scambio tra passato e presente, forme geometriche e forme organiche, stabilità e precarietà. Una relazione tra due mondi in apparente contrapposizione che trovano un punto d’incontro nella necessità dell’uomo di costruire, andare verso l’alto e volgere lo sguardo al cielo.

 

 

Franco Menicagli nasce a Campiglia Marittima (LI) Vive e lavora tra Prato e Donoratico (LI).
La sua ricerca attraversa in maniera trasversale le varie discipline artistiche: dall’installazione alla performance, al video, dall’oggetto “scultoreo”. Nel 2009 espone alla Galleria DOB di Belgrado e alla Galeries-Dudelange del  Lussemburgo, nel 2011 alla mostra “Suspense-Sculture sospese” presso EX3 di Firenze, nel 2012  a MARS, Milan Artist Run Space di Milano, nel 2013 al Centro Cultural Borges di Buenos Aires, all’ Espacio De Arte a Montevideo, e alla mostra “Uno sguardo Laterale” per la 5° Biennale di Arte Contemporanea di Mosca.

 

In occasione dell’installazione per il cortile Franco Menicagli ha organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Educazione di Palazzo Strozzi un workshop. Maggiori informazioni sul progetto.

 

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Con la grande mostra dedicata ad Ai Weiwei (23 settembre 2016-22 gennaio 2017) per la prima volta Palazzo Strozzi diventa uno spazio espositivo unitario che comprende facciata, Cortile, Piano Nobile e Strozzina.

L’arte contemporanea esce dalla Strozzina e si espande sia a livello espositivo che di comunicazione, in uno scenario in cui Palazzo Strozzi partecipa attivamente all’avanguardia artistica del nostro tempo.

Per questo motivo le informazioni relative alla mostra Ai Weiwei. Libero e il programma di mostre e attività future dedicato all'arte contemporanea saranno consultabili direttamente al sito www.palazzostrozzi.org e sui canali social di Palazzo Strozzi.

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