Palazzo Strozzi
  Bill Viola, Christian Nold, Yves Netzhammer
Teresa Margolles, Valerio Magrelli, William Kentridge
Katharina Grosse, Andrea Ferrara, Elisa Biagini
Maurice Benayoun, Antonella Anedda
 
   
  WILLIAM KENTRIDGE
 
   
  I video di animazione creati dall’artista William Kentridge riescono a suscitare grande empatia nello spettatore. Kentridge impiega elementi narrativi, grafica e musica per generare fascinazione e coinvolgimento emotivo. Produce i suoi video usando una tecnica simile a quella dell’animazione classica. Kentridge disegna tutte le immagini a mano con carboncino e pastelli, ma, invece di disegnare ognuna delle figure su un foglio nuovo, esegue l’intero processo di una sequenza su un’unica superficie. Egli riproduce un’inquadratura base dalla quale cancella singoli elementi, per poi ridisegnarne di nuovi, creando così un’immagine ancora diversa. In questo modo i personaggi e le storie che l’artista disegna emergono ogni volta dalle tracce lasciate dal disegno precedente, creando atmosfere evocative e toccanti. Il tempo, il cambiamento,
la presenza e l’assenza sono tematiche centrali nel lavoro di William Kentridge,
tematiche che sono presenti metaforicamente nel processo del continuo susseguirsi tra cancellatura e disegno. Il contesto nel quale le storie hanno luogo è il Sud Africa dell’Apartheid. Kentridge sceglie una serie di simboli e figure che ricorrono in tutti i suoi video di questo periodo: la donna africana, Soho, l’imprenditore di mezza età, Felix, un alter ego dell’artista stesso, il paesaggio africano, la fabbrica fumante, canzoni africane, l’acqua, il pesce e lo specchio. I personaggi rappresentati vivono battaglie interiori e politiche, che riflettono la situazione e la vita in Sud Africa degli anni della separazione razziale. Ma, allo stesso tempo, le storie rappresentate rivelano elementi
di valenza simbolica universale che aprono uno spazio alle riflessioni su temi
come la morte, la solitudine esistenziale, l’amore o la grandezza atemporale della natura. Gli elementi raffigurati scaturiscono dall’immaginario poetico interiore dell’artista, ma riescono a trascendere la soggettività divenendo bagaglio emotivo e linguaggio universalmente comprensibile. Tutte le figure e gli elementi si trovano in un flusso costante: corpi si trasformano in paesaggi, animali diventano oggetti, tutto sembra vivere una continua trasformazione. Lo svolgersi delle animazioni si sviluppa in strutture simili a quelle che il cervello produce immediatamente prima del sonno, quando immagini emergono dalla memoria in sequenze apparentemente slegate tra loro e si fondono brevemente per poi sparire di nuovo.

“I miei disegni non hanno inizio da un ‘bel tratto’. Deve trattarsi di un segno di qualcosa che esista lì fuori nel mondo. Non deve essere un disegno preciso, ma deve scaturire da un’osservazione e non da qualcosa che sia astratta come un’emozione” (William Kentridge)
 
 
 
   
 

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