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Sui
letti del fiume di Aldo Innocenzo, Italia, 2007-2008, 23’
Produzione e distribuzione: Stalker-Osservatorio Nomade
Montaggio: Aldo Innocenzi
Stalker presenta in prima italiana il suo ultimo laboratorio sul territorio
urbano, una indagine sulle condizioni di vita della comunità Rom
stanziatasi lungo gli argini del Tevere. Il progetto è stato realizzato
con gli studenti del corso di "Arte civica" della Facoltà
di Architettura dell'Università Roma Tre, tenuto da Francesco Careri.
Stalker-Osservatorio Nomade è un laboratorio di arte urbana attivo
a Roma dal 1995. Soggetto collettivo, composto da artisti e architetti,
compie ricerche e azioni sul territorio, in Italia e all’estero,
con particolare attenzione alle aree di margine e ai vuoti urbani, spazi
abbandonati o in via di trasformazione.
Dal maggio del 1999 Stalker occupa, insieme alla comunità kurda
di Roma, l’edificio dell’ex veterinario del Campo Boario (ex
mattatoio), per sperimentare una nuova forma di spazio pubblico contemporaneo
fondata sull’accoglienza e l’ospitalità. Un territorio
dove verificare, attraverso l'ascolto e l'interazione con lo spazio vissuto,
le potenzialità di relazione tra l’attività artistica
e la solidarietà civile. Attraverso azioni, progetti, concorsi,
mostre, workshop e diverse forme di mappatura e riciclaggio del territorio
Stalker intende indagare possibilità alternative alle tradizionali
modalità dell’intervento urbano. Agli iniziatori di questa
esperienza (Francesco Careri, Aldo Innocenzi, Romolo Ottavini, Giovanna
Ripepi, Lorenzo Romito, Valerio Romito), si sono aggiunte nel tempo, con
forme diverse di collaborazione, molte altre presenze, con le quali nel
2002 nasce l’Osservatorio Nomade, una rete che estende e articola
la pratica operativa di Stalker, e la rende confrontabile con le istituzioni
politiche e culturali, le discipline di ricerca, i media e l’opinione
pubblica.
Border di Hans Op de Beeck, Belgio, 2002, 2’44”
Courtesy Galleria Continua, San Gimignano
La radiografia di un camion di grandi dimensioni mostra, nascosto tra
la merce da trasporto, un gruppo di rifugiati clandestini. Il dramma della
fuga dal proprio paese condensato nelle immagini a Raggi-X dell’artista
belga.
Hans Op de Beeck è nato a Turnhout, in Belgio, nel 1969. Vive e
lavora a Bruxelles.
L’artista costruisce e mette in scena luoghi urbani e familiari,
contemporanei e fittizi, situazioni e personaggi che risultano estremamente
comuni allo spettatore: angoli isolati dedicati alla riflessione o spazi
affollati, talvolta popolati da goffi personaggi che in parte ci mostrano
le nostre dinamiche esistenziali e il modo in cui cerchiamo di gestire
il tempo, lo spazio e gli altri. Nel 2004, presso il Museo di Arte Contemporanea
dell’Aja, l’artista ha esposto un’installazione a grandezza
naturale, Location 5, (precedentemente presentata ad Art
Unlimited a Basilea): evocazione notturna di un ristorante sull’autostrada,
divenuta poi opera permanente al Towada Art Center in Giappone. Nel 2006
in occasione della Biennale di Shanghai ha presentato l’opera dal
titolo T-Mart, ricostruzione di un supermercato immaginario,
anch’esso visto di notte, riportato in vita dalla proiezione di
un film di animazione digitale che illustra non soltanto la pace e la
bellezza del luogo, ma anche l’effetto shock suscitato da un ambiente
così addomesticato e razionalizzato. The Building è
stato esposto nella collettiva La città che sale. We try to
build the future, allestita presso il MACRO Future di Roma, nel 2007.
De-Lete di Jenny Marketou, USA, 2001-2006, 9’30”
Courtesy Galerie Anita Beckers, Francoforte
Nell’estate del 2001 Jenny Marketou trascorre alcuni giorni a Tijuana,
sul confine tra Messico e Stati Uniti, filmando tutto quello che accade.
Dal montaggio delle immagini, virate in differenti colori, emerge la dimensione
drammatica e paradossale di una quotidianità vissuta lungo barriere
invalicabili. Reinterpretazione d’artista di uno dei luoghi più
caldi della frontiera tra i due paesi.
Jenny Marketou (1954) è un’artista greca che vive e lavora
negli Stati Uniti. La sua ricerca si è affermata in campo internazionale
a partire dalla metà degli anni Novanta, con una pratica operativa
volta a realizzare sistemi comunicativi aperti, in cui la dimensione sociale
del lavoro riveste un ruolo rilevante. I mezzi impiegati dall’artista
comprendono videoarte e videoinstallazione, performance, fotografia, sistemi
di interazione con il pubblico e utilizzo della rete web. Un lavoro ampio
e diversificato, le cui referenze culturali risalgono a Fluxus e ai Situazionisti,
con un interesse per le moderne tecnologie come la videosorveglianza e
il videogame, tecniche riutilizzate dall’artista nella ricerca di
nuove forme di rappresentazione e narrazione visiva.
Jenny Marketou ha rappresentato la Grecia alla Biennale di San Paolo in
Brasile, nel 1998. Le sue opere sono state presentate all’interno
di rassegne di videoarte, musei e istituzioni internazionali, tra cui:
Transmediale, Berlino (2001), Kunsthalle Düsseldorf (2002), The New
Museum of Contemporary Art, New York (2002), Reina Sofia, Museum of Contemporary
Art, Madrid (2004), ZKM, Centre for Art and New Media, Karlsruhe (2005),
Art Video Lounge, Basel/Miami Beach 06, Miami (2006).
De l’autre côté di Chantal Akerman,
Francia, 2002, 99’
Produzione e distribuzione: Amip
Presentato in numerosi festival internazionali (La Rochelle, Cannes, Les
Ecrans documentaires), De l’autre côté è
il modo in cui i Messicani, che vivono nei villaggi miserabili della frontiera,
parlano degli Stati Uniti. “Dall’altra parte” è
la ricchezza, la possibilità di guadagnare sufficientemente per
tornare al villaggio e far vivere degnamente la propria famiglia. Ma è
anche il tentativo di molti di passare clandestinamente il muro che divide
i due paesi al prezzo della vita.
Premiata nel 2004 con la Medaglia Fellini dall’Unesco per il suo
contributo al rispetto della diversità culturale, Chantal Akerman
(Bruxelles 1950) esordisce alla fine degli anni Sessanta con Saute,
ma ville (1968), cortometraggio che rivela già alcune caratteristiche
del suo stile e delle sue tematiche, quali la quotidianità come
causa di eventi drammatici ed eccezionali. Del 1975 è il film che
la rivela al grande pubblico Jeanne Dielman, 23, Quai du Commerce
1080 Bruxelles, presentato al Festival di Cannes. Il suo cinema rifiuta
le tradizionali convenzioni narrative, a favore di una destrutturazione
del racconto attraverso l’uso del piano sequenza e del tempo reale.
Nel 1993 il Festival dei Popoli presenta D’Est, documentario
che narra un lungo viaggio della regista nell'Europa dell'est, alla ricerca
delle radici familiari. Del 1996 è Un divano a New York,
con William Hurt e Juliette Binoche, mentre nel 2000 realizza La Captive.
Autrice di 41 film, la Akerman ha partecipato con installazioni video
ad esposizioni d’arte contemporanea quali La Biennale veneziana
del 2001 e Identità e nomadismo al Palazzo delle Papesse
a Siena (2005).
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