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> Zhang Wei, Un lancio di dadi

 
  Un lancio di dadi
Zhang Wei
   
 

Parlare di vita contemporanea significa parlare di uno stile di vita pericoloso: se non si è pronti a questo, non si può definire “contemporanea” la propria vita.

Ciò implica che non abbiamo altra scelta se non quella di essere gettati nel flusso frammentato dell’esistere e di considerare il destino come vita in movimento, impossibile da controllare, vale a dire che il destino del singolo è un ciclo continuo di creazione e distruzione, fra perenni cambiamenti e un futuro imprevedibile, e ogni breve pausa altro non è che il punto di partenza per un ulteriore rinnovamento. Se da un lato questo movimento incessante annulla i nostri tentativi di stabilire solidi principi come desidereremmo, dall’altro nel corso di questa accelerazione si può fuggevolmente scorgere il groviglio di altri mondi. Di conseguenza qui (questo momento, questo luogo) diventa davvero una possibilità concreta per intravedere là (quel momento, quel luogo). Forse questa visione dissociata mira a sostituire lo sguardo fisso come modo di osservare la realtà che ci circonda.

Hu Fang

La vita contemporanea fornisce contesti frammentari. Nella realtà cinese perfino i metodi coi quali penetriamo la realtà sono frammentari, per non parlare poi della frammentazione dello stato della vita stessa. A volte questi stili di vita smembrati sono come rette parallele, che non si incontrano mai, anche se forse possono esistere in mondi paralleli nello stesso spazio e nello stesso tempo. La creazione diventa un mezzo per accedere alla vita, non solo nell’accentuazione di uno stile di vita realistico, ma come modo per cercare e determinare le forze motrici dell’esistenza e il modo in cui la trascorriamo. La vita è diversa per ognuno, e lo spirito che la guida può essere realizzato e compreso facendo uso di alcuni strumenti. Possiamo scorgere una realtà esistente attraverso la forza di questa facoltà e tentare gradualmente di accorciare le distanze tra i nostri ideali personali e la vita reale fino a trovare una via d’uscita da una esistenza individuale immersa in questa realtà frammentata.
La sezione da me curata, Un lancio di dadi, è il primo tentativo di indagare le ipotesi di Hu Fang sulla vita contemporanea. La questione che mi si pone davanti in questo caso è la seguente: come penetrare questo punto di vista da una prospettiva visuale e intuitiva? Tutto ha inizio dalla mia percezione di curatrice. Ho deciso di abbandonare il tentativo di afferrare un’idea per diventare invece una “collezionista” di modi di vivere, così per prima cosa passo in rassegna il mio: gli incontri, le emozioni, le idee e le cose della vita di tutti i giorni che mi stimolano a pensare. Provo a cercare nuove opere tra i miei confusi pensieri, tra gli spiriti, le percezioni, le convinzioni e gli altri aspetti della mia vita personale. Alla fine queste opere diventano una precisa categoria di mezzi in grado di riportarci a stili di vita sperimentati in precedenza e di condurci a un certo grado di illuminazione.
Lo stile di vita del singolo è un sistema personale che si interseca e si estende fino a raggiungere i sistemi di vita altrui. Ma è vero che è impossibile comprendere gli stili di vita degli altri se non immaginandoli? In quest’area curatoriale vediamo universi personali di vite diverse, e l’intera sezione è composta da diverse vite, sospinte da un moto indipendente che si intersecano le une con le altre. Se ogni opera venisse interpretata attraverso le molteplici prospettive della vita, abbandonerei i miei tentativi di comprendere l’esistenza tramite le mie opinioni personali dando il benvenuto a coloro i quali hanno la mia stessa grande sete di vita e ai mondi da loro creati. Forse ciò di cui abbiamo bisogno è compiere una sorta di viaggio. Voglio usare l’immagine del gioco dei dadi per creare un’occasione, per me e per noi, di iniziare…. partendo da laggiù. Questa sezione della mostra non è un risultato ma soltanto un punto di partenza: ci riguarda da vicino, parla di noi e di questo momento nel nostro mondo. Ma forse, in futuro, questo momento ci apparirà infinite volte, trasformandosi perennemente. Questo tipo di perennità rimetterà forse a fuoco la vita di ogni individuo che sperimenterà la mostra.
Utilizzo l’immagine del lancio dei dadi come ispirazione per immaginare le diverse narrazioni di quest’area curatoriale visto che le opere sono aperte alle più diverse interpretazioni. La ragione per la quale le ho selezionate è che tutte hanno a che fare con la vita di individui differenti mostrandone la complessità esistenziale. La mostra diventa così la rappresentazione di momenti con cui possiamo avere una familiarità che ci deriva dall’esperienza: l’opera d’arte può stimolare un ricordo del passato o un’intuizione del futuro. La continuità e la trasformazione dell’opera d’arte potrà continuare a fluire nella vita individuale del visitatore. La sezione che ho curato presenta diverse realtà creative individuali che potrebbero essere viste come film, con storie e attori diversi, e forse i testi che seguono possono esserne la sceneggiatura.


Lu Chunsheng:

The Square Loaded with Nuclear Power Is Going to America
[Il quadrato carico di energia nucleare marcia verso l’America]

Le immagini del video di Lu Chunsheng richiedono l’impegno della nostra fantasia, stimolando un’interazione ludica tra fantasia e opera d’arte. In contrasto con la serietà e l’imponenza dell’argomento, quello che vediamo è un triciclo di fattura casalinga che, in diversi contesti, trasporta una cornice quadrata seguendo la sua traiettoria. Questa scena, che sembra non aver nulla a che fare col titolo, rende visibile il paradosso tra desiderio e realtà. Il titolo rivela una sorta di aspirazione o di desiderio, mentre gli oggetti in realtà hanno una forza e una traiettoria propria. Dietro all’opera c’è però un’ulteriore idea che ci lascia immaginare uno spazio diverso: la possibilità di un vero potere. La verità può essere confermata e spiegata in diverse circostanze, ma il vero potere è spesso collocato in un punto tra la noncuranza e la negligenza. È precisamente all’interno di questo stato esistenziale che possediamo un potere decisivo. Questa intuizione filosofica è in grado di farci aprire gli occhi all’esperienza e di farci affrontare la vita.


Xu Tan:

Dictonary of Keywords
(Key Words from Searching for Keywords Project)
/

Dizionario di Parole chiave
(Parole chiave dal progetto Searching for Keywords)


huósheng huó huómìn [vivere, vita]

“… Ciascuno è uguale all’altro. Se guardi da vicino vedi te stesso fare qualcosa di diverso dagli altri. Da lontano invece tutto è uguale. Fai certe cose per mantenere il tuo livello di energia e poi continui a prosciugarla. Non puoi vivere ogni giorno usando tutta la tua energia. È una vita insignificante e noiosa per la maggior parte del tempo.” Estratto da un’intervista con Liu Wei

“… in effetti l’arte si basa principalmente sulle cose che nella vita vengono trascurate. Molti artisti interessanti lavorano con questo genere di materiale….” Estratto da un’intervista con Zheng Guogu


shèhuì [società]

“…anche se l’arte contemporanea in Cina non sta attivamente o consapevolmente cercando di stabilire un punto di contatto con la società, in realtà essa riflette alcuni problemi degli ultimi decenni.” Estratto da un’intervista con Ai Weiwei

“… ho l’impressione che l’arte contemporanea cinese, compresa tutta la pittura, ha sempre occupato una posizione decorativa all’interno della società cinese.” Estratto da un’intervista con Lu Hao

“…oggi in Cina assistiamo a una sempre più diffusa formazione nell’ambito del lavoro sociale a tempo ridotto. Estratto da un intervista con Xie Nanxing


Tseng Yu-chin: Who is Listening? [Chi sta ascoltando?]

I lavori di Tseng Yu-chin somigliano a scherzi birichini, come gettare della panna sul viso di qualcuno suscitando l’ilarità generale. Ricondotti ai vecchi passatempi comuni a tutti i bambini, possiamo scoprire infiniti momenti di bellezza che sembrano esistere e sparire senza lasciar traccia, proprio come una sorpresa misteriosa che arriva nel momento in cui meno te l’aspetti e poi si dissolve in silenzio. A ben guardare, questa sorpresa ci prepara forse alla nobiltà della vita – qualcosa che di rado prendiamo in considerazione – ma ad un certo punto, finita l’esperienza, essa entrerà naturalmente a far parte dei nostri sentimenti quotidiani. Forse le sorprese esistono per essere dimenticate velocemente, al contrario di quelle che ci aiutano a scoprire la realtà dell’essere colmandoci di forza spirituale. Questa è la realtà dei nostri ricordi più profondi, delle sensazioni fisiche, una realtà piena di bellezza! I lavori di Tseng Yu-chin ce ne rendono consapevoli.


Pak Shueng-cheun:

Waiting for a Friend (Without Appointment)
[Aspettando un amico (senza appuntamento)]

Queste opere di Pak Shueng-cheun sono frammenti che intercettano la sua vita. In una serie di fotografie vediamo l’artista nella metropolitana in attesa di qualcuno, oppure all’aeroporto ad aspettare qualcun altro; in un’altra foto lo vediamo in attesa di fronte ad un edificio fino al momento in cui tutti coloro che vi abitano sono andati a letto, oppure su un mezzo di trasporto pubblico intento a misurare la temperatura di un sedile di un passeggero appena sceso. I lavori esposti comunicano momenti che l’artista ha vissuto: la vita in effetti non è così speciale, tutti ne possiedono una e ognuno di noi la vive in ogni momento, in ogni secondo. Forse la cosa è fin troppo scontata per noi, dato che, più o meno consapevolmente, siamo sempre alla ricerca di stratagemmi volti a riempire di significato la nostra esistenza. Ognuno di noi ha un’opinione diversa riguardo a come dare senso alla propria vita: facciamo ipotesi sul significato della società; facciamo del nostro meglio per realizzare ciò che pensiamo abbia importanza; e facciamo supposizioni su teorie sociali ed etiche che crediamo corrette e sensate. Usiamo tempo ed energia sostenendo principi e azioni che mantengono tradizioni politiche e sociali, anche se molti di questi valori ci sono stati tramandati in modo tale per cui non li mettiamo nemmeno più in discussione, considerandoli positivi a priori. Di conseguenza, il nostro percorso di vita, i nostri mezzi comunicativi ruotano intorno a tutto questo e procedono secondo una miriade di norme sociali non scritte.
Tuttavia, molti individui rifiutano quei valori o quantomeno li mettono in discussione. I lavori di Pak Shueng-chuen rivelano la possibilità di fare proprio questo. La sua arte ci mette di fronte allo spazio vuoto di una vita cancellata, una vita che Pak ha costruito e che costituisce anche una relazione tutta speciale con il mondo. Sebbene la sua esistenza non sia cambiata – e spesso anche noi viviamo in questo stato – le sue azioni sono compiute in modo cosciente. Grazie alla propria consapevolezza Pak costruisce un modo alternativo per comunicare con il mondo. Non abbiamo nessuna chance di verbalizzare questa comunicazione, ma possiamo apprezzarla attraverso i suoi lavori, la sua esperienza, e possiamo forse sintonizzare ogni nostra azione cosciente su questo cambio di percezione della realtà.


Yang Fudong: An Estranged Paradise [Un Paradiso estraneo]

Si tratta di uno dei primi lavori di Yang Fudong, nel quale vediamo la lotta di un giovane che abbandona la relativa sicurezza della scuola per entrare in una realtà più dura. Non è soltanto una lotta emotiva, ma la ricerca di una vita personale. Questo è il punto da cui parte l’artista, e nei suoi lavori successivi scorgiamo l’evoluzione della sua costante ricerca di un mondo spirituale.
Il tragitto esistenziale di ciascuno di noi è costellato di lotte personali. L’essere umano, complesso organismo vivente, esiste in uno stato indefinito, in una eterna polarizzazione che lo intrappola tra il desiderio ardente di chi vive in totale libertà nel mondo della sua immaginazione e l’esistenza nel mondo reale. La relazione tra i due è continuamente sottoposta a una negoziazione interiore. Gran parte della nostra vita è stata predisposta e modellata dalla tecnologia tanto da indurci a semplificare o trascurare il conflitto tra ideale e reale – quando in effetti tutto questo è contenuto in un unico essere. I film di Yang Fudong richiamano alla mente questo tipo di esistenza e quest’ansia. Dobbiamo accettare lo stato conflittuale interiore come normale stato esistenziale, oppure vi è un diverso tipo di vita estetica, una lotta interna fra estetiche astratte? Se fossimo capaci di conoscere questo stato attraverso mezzi estetici e annullare, di fatto, la distanza tra ideale e reale, la vita potrebbe essere più poetica o significativa? Le opere di Yang Fudong non smettono mai di aiutarci a percepire l’esistenza di una siffatta poetica.

Cao Fei: i-Mirror

i-Mirror ha origine dall’esperienza di Cao Fei con il gioco on-line Second Life. Questo lavoro non solo registra le storie della sua vita e le relazioni amorose intrattenute durante un anno intensamente vissuto nel mondo digitale, ma è anche un’indagine volta a sviluppare un modo individuale di esistere, un nutrimento spirituale che si pone a metà tra realtà e vita virtuale. Second Life è, per Cao Fei, un’estensione del proprio io. All’interno di Second Life ha creato un sé virtuale e, nel processo di definizione di questo suo io, osserva e comprende la sua stessa profondità e complessità espandendone al tempo stesso le possibilità. Vivere in relazione ai paesaggi della vita contemporanea significa distruggere e ricostruire incessantemente lo sfondo della nostra esistenza. Non abbiamo il potere di sperimentare l’eternità così come non abbiamo alcun modo per definire il mondo da un’unica prospettiva. L’immediatezza della verità produce dubbi e percezioni differenti, tanto che i confini tra vita e sogno si fanno indistinti. Sognare trasforma il modo in cui la gente crea e determina incessantemente quella che viene considerata la realtà. Forse la vita reale rappresenta il desiderio di vivere qui e ora, e forse quel preciso momento non è così importante. i-Mirror ci permette di afferrare quel momento specifico di immediatezza e di verità dell’esitenza del suo autore. Questa realtà ci sfida a rinunciare alla convenzionale interpretazione e definizione di società, mostrandoci le emozioni reali del suo viaggio al di là di queste dimensioni, verso una seconda vita. In quanto spettatori nella nostra prima vita, questa esperienza ci commuove.


Kan Xuan: Lovely e Sleeping

La realtà è complessa e non abbiamo alcun mezzo per prevedere ciò che accadrà. Siamo facilmente sedotti e ancor più facilmente ci troviamo a lottare per liberarci dal tumulto provocato dalla nostra vita interiore. Tuttavia possiamo decidere in che modo combattere questo tumulto e vivere secondo quelle decisioni. Forse è proprio questa la scelta di Kan Xuan, artista che ama la felicità: un filo d’erba, un raggio di sole, qualsiasi cosa la commuove e qualsiasi cosa è per lei fonte di gioia. L’arte di Kan Xuan non ha a che fare con complesse narrazioni o soggetti elevati, la sua opera somiglia di più a una collezione di bozzetti che parlano dei piccoli piaceri, profondi e importanti, della vita.
La felicità è semplice: non è scissa da noi, né appartiene a una persona in particolare. In realtà, i mezzi per essere felici sono sempre stati lì, a portata di mano, eppure trovare la felicità non è impresa facile. Forse questo processo di avvicinamento alla gioia è un esercizio di auto- perfezionamento. Il lavoro di Kan Xuan ci fa apprezzare la semplicità delle cose che possono renderci felici: osservare un coleottero sulla nostra pelle, salire su un albero per stare un pò con noi stessi, guardare con occhi nuovi la statua di un Buddha. Tutto questo può essere fonte di gioia e non per un unico individuo: al contrario, questa felicità può trasmettersi al mondo intero. Le opere di Kan Xuan non ci suggeriscono una via per la felicità, ma attraverso di loro ci avviciniamo al sentimento della gioia.


Chu Yun: Constellation [Costellazione]

La nostra infatuazione per gli oggetti ci ha condotto a uno stato di collasso materialistico. Ogni giorno lavoriamo inconsciamente per cose materiali creando, altrettanto inconsciamente, il nostro modo di vivere. In questa condizione di incoscienza, preferiamo il nuovo al vecchio, ma se regolassimo leggermente la nostra visuale scopriremmo che in effetti la nostra relazione con gli oggetti materiali non è puramente dicotomica. Quella che appare una dicotomia è un processo di cui non siamo consapevoli e che non sappiamo descrivere: è una accumulazione nel tempo di banali relazioni inconsce. All’interno di queste relazioni gli oggetti non sono più semplici oggetti materiali ma diventano vettori complessi del processo di vita.
Il progetto a lungo termine di Chu Yun ci fa intravedere l’esistenza di una simile complessità. L’artista ha collezionato saponette usate prese a casa di amici: questi saponi colorati ci restituiscono l’immagine di una insolita accumulazione di percorsi di vita. Oppure impiega apparecchiature elettroniche usate e in una stanza buia fa lampeggiare solamente le luci di stand-by. Questi oggetti che parlano della vita di un individuo ci trasmettono una felicità inconscia.
Il lavoro di Chu Yun non deve essere confuso con un’infatuazione per gli oggetti materiali, in realtà ciò che più gli interessa è l’inconscio e la nostra capacità di determinarne il potenziale. Durante la vita di tutti i giorni ogni cosa viene portata a termine in uno stato di incoscienza, e anche se di questo siamo coscienti, il processo è nondimeno controllato da un più grande sistema, da una più ampia coscienza collettiva. La condizione personale che si manifesta in uno stato di incoscienza è proprio la cosa alla quale le opere di Chu Yun prestano maggiormente attenzione. Questo stato di incoscienza è espresso a diversi livelli: alcuni politici e altri correlati allo stile di vita. La sua arte si colloca in un punto indefinito tra questi livelli diversi, lasciandoci intravedere il modo in cui viviamo questo stato di incoscienza.


Duan Jianyu:

Art Chicken in Florence- at dawn and at dusk

[Polli d’arte a Firenze- all’alba e al tramonto]

Spesso, soffermandomi su alcuni momenti della mia vita, mi sono venuti alla mente i quadri di Duan Jianyu, o forse sarebbe più corretto dire che i suoi quadri mi hanno reso consapevole di alcuni momenti della mia vita. Quando cammino per strada e vedo una fila di persone che sta aspettando di acquistare degli spiedini di pollo, e so che tra breve si accosceranno sul bordo del marciapiede per mangiarli, penso ai lavori di Duan Jianyu, per esempio a un quadro in cui una donna di mezza età sta scacciando le galline fuori da casa. I suoi paesaggi mi riportano alla mente il mio viaggio a Guilin: osservavo le persone accalcarsi su una barca e mangiare avidamente il contenuto della loro scatola per il pranzo, mentre tutt’intorno il paesaggio era di una bellezza incomparabile. Ciò che mi balzò agli occhi fu il contrasto tra le esperienze quotidiane dell’essere umano e la bellezza infinita del paesaggio. Nonostante i lavori di Duan Janyu raffigurino scene non realistiche, non posso fare a meno di associarli a momenti che ho vissuto, questo perché la rappresentazione della realtà nei suoi quadri non è visiva ma emozionale.
C’è una sorta di emozione astratta che proviene dall’essere immersi in un profondo stato di coscienza. È un’inclinazione, anche se ancora indefinita, una sorta di riflesso o di espressione dell’uomo nel suo stato naturale, una mescolanza di espressioni che provengono dall’uomo in un stato profondamente primitivo. Sia che stiamo ammirando un paesaggio o semplicemente guardando una cartolina, Firenze rimarrà comunque bella, anche se nei lavori di Duan Jianyu percepiamo un altro genere di bellezza: quella di Firenze che incontra un subconscio caotico.

   
   
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