EVA GRUBINGER
(Austria, 1970)
Hype!, 1996
gioco (scatola con carte e scheda), 23 x 32 x 5 cm
Courtesy the artist e Künstlerhaus Stuttgart
L’opera Hype – il cui sottotitolo recita A lot of bluff, a lot of money and smart artists (Tanto bluff, tanto denaro e artisti in gamba) – è un gioco di società con proprie regole, carte e dadi. Al pari del classico Monopoli, che è una divertente introduzione alle regole del capitalismo, Hype simula i meccanismi del mondo dell’arte. In entrambi i giochi il vincitore è colui che realizza il profitto più alto. Tuttavia, mentre nel Monopoli si deve accumulare ricchezza economica attraverso l’acquisto di beni immobiliari, l’obiettivo di Hype è collocare gli artisti nelle istituzioni culturali in modo da farli diventare strumenti per creare capitale culturale che, a sua volta, genera profitti monetari. Il risultato del gioco è influenzato non solo dall’abilità strategica del partecipante ma anche da un elemento di casualità: un lancio di dadi può creare o distruggere l’opportunità di un ulteriore avanzamento. L’introduzione del principio di casualità riflette l’effetto del caso nel processo di creazione di valore nel mondo dell’arte. Come dimostrato da alcuni studi accademici, la carriera di un artista si sviluppa secondo i meccanismi della cosiddetta dipendenza dal percorso (path dependence), in cui anche un piccolo e casuale vantaggio all’inizio della carriera può trasformarsi nel corso del tempo in un enorme vantaggio strategico.
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Luchezar Boyadjiev (BUL)
Marco Brambilla (I/USA)
Marc Bijl (NL)
Fabio Cifariello Ciardi (I)
Claude Closky (F)
Denis Darzacq (F)
Eva Grubinger (A)
Pablo Helguera (MX)
Damien Hirst (UK)
Bethan Huws (GB)
Christian Jankowski (D)
Atelier van Lieshout (NL)
Michael Landy (UK)
Thomas Locher (D)
Aernout Mik (NL)
Antoni Muntadas (E)
Takashi Murakami (J)
Josh On (CAN)
Dan Perjovschi (RUM)
Cesare Pietroiusti (I)
Wilfredo Prieto (CUB)