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MICHAEL LANDY
(Regno Unito, 1963)


Break Down,
2002
DVD, 16:36 min.
Courtesy Thomas Dane Gallery,
Londra e Karsten Schubert, Londra







Appartenente alla generazione dei Young British Artists, Michael Landy ha condotto un radicale esperimento su se stesso, distruggendo durante una performance ogni suo avere, compreso il certificato di nascita, l’automobile e persino i ricordi più cari come foto di famiglia o il cappotto di pelle di suo padre. All’interno di un hangar vuoto, ogni singolo oggetto è stato collocato sopra un nastro trasportatore ed è stato convogliato alla distruzione finale, effettuata tramite una sega elettrica e un trituratore. Il video documenta l’eliminazione di tutti i beni materiali dell’artista e scopre la relazione nascosta tra l’individuo, le cose che possiede e la sua identità, svelando come l’aspetto materiale sia solo uno degli elementi che caratterizzano la proprietà. Se nella società dei consumi gli oggetti definiscono l’individualità del loro proprietario, allora sorge spontanea la domanda: che cosa accade a questa identità quando tutti gli oggetti vengono eliminati? Alludendo al topos cristiano della rinuncia ai beni terreni come mezzo di liberazione spirituale, la performance radicale di Landy assume un preciso significato simbolico.









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Luchezar Boyadjiev (BUL)
Marco Brambilla (I/USA)
Marc Bijl (NL)
Fabio Cifariello Ciardi (I)
Claude Closky (F)
Denis Darzacq (F)
Eva Grubinger (A)
Pablo Helguera (MX)
Damien Hirst (UK)
Bethan Huws (GB)
Christian Jankowski (D)
Atelier van Lieshout (NL)
Michael Landy (UK)
Thomas Locher (D)
Aernout Mik (NL)
Antoni Muntadas (E)
Takashi Murakami (J)
Josh On (CAN)
Dan Perjovschi (RUM)
Cesare Pietroiusti (I)
Wilfredo Prieto (CUB)

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