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Pubblicazione Prefazione di James M. Bradburne Sistemi Emotivi di Franziska Nori |
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"Che
cosa sono i sentimenti" Antonio Damasio |
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L’intero libro del neurobiologo Joseph LeDoux, preso come punto di riferimento per molti altri studi specifici sulle emozioni, mette in relazione l’esperienza emotiva con la coscienza, la “memoria di lavoro” (ossia la memoria di quando si è in uno stato cosciente) e i sistemi sensoriali. Nei due paragrafi scelti, LeDoux, dopo aver elencato le più famose teorie di definizione e classificazione delle emozioni, descrive, anche con esempi pratici, come i sentimenti (soprattutto paura e ansia) vengano vissuti grazie alle rappresentazioni visive degli stimoli effettuate dall’amigdala e dalla neocorteccia cerebrale, le quali rappresentazioni, attraverso la memoria di lavoro, si integrano con le esperienze passate e con la coscienza del sé. | |
Il cervello emotivo Joseph LeDoux |
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Basic Instinct Alcuni teorici moderni insistono,
nella tradizione di Darwin, su un insieme di emozioni fondamentali e innate.
Per molti di essi, le emozioni fondamentali sono definite da espressioni
facciali universali, simili in molte culture diverse. Ai tempi di Darwin,
l’universalità dell’espressione emotiva era desunta
da osservazioni casuali, ma i ricercatori moderni hanno visitato angoli
remoti del mondo e stabilito con metodi scientifici che perlomeno alcune
emozioni hanno espressioni abbastanza universali, che sono soprattutto
quelle del volto. Basandosi su queste osservazioni, Sylvan Tomkins aveva
proposto l’esistenza di otto emozioni fondamentali: la sorpresa,
l’interesse, la gioia, l’ira, la paura, il disgusto, la vergogna
e l’angoscia. Queste dovevano rappresentare reazioni innate, modelli
preesistenti controllati da sistemi cerebrali “cablati”. Una
teoria simile e con lo stesso numero di emozioni è stata proposta
da Carroll Izard. Paul Ekman fa un elenco più breve di sei emozioni
fondamentali con un’espressione facciale universale: sorpresa, felicità,
ira, paura, disgusto e tristezza. Altri teorici come Robert Plutchik e
Nico Frijda non si affidano soltanto alle espressioni facciali ma insistono
sulla supremazia di azioni più globali che coinvolgono molte parti
del corpo. Plutchik sottolinea che man mano che si scende nella scala
evolutiva, le espressioni facciali diventano sempre più rare mentre
ci sono ancora molte espressioni emotive che coinvolgono altri sistemi
corporei. L’elenco di Plutchik corrisponde solo in parte a quello
degli altri; alle emozioni di Ekman, aggiunge l’accettazione, l’anticipazione
e la sorpresa. Philip Johnson-Laird e Keith Oatley hanno considerato le
emozioni fondamentali dal punto di vista delle parole che usiamo per parlarne.
Hanno trovato cinque emozioni, le stesse di Ekman meno la sorpresa. Jaak
Panksepp è partito invece dalle conseguenze comportamentali della
stimolazione elettrica di certe aree del cervello dei ratti per rivelare
quattro modelli di reazioni emotive fondamentali: panico, ira, aspettativa
e paura. Altri teorici hanno trovato mezzi diversi per identificare le
emozioni di base, e fatto degli elenchi che coincidono in parte con quelli
appena descritti. Il presente emotivo Dalle valutazioni coscienti alle emozioni. State camminando
su un sentiero nei boschi quando incontrate un coniglio: i vostri occhi
ne captano la luce riflessa, i loro segnali sono inviati dal sistema visivo
al talamo visivo e da qui alla corteccia, visiva, dove una rappresentazione
visiva del coniglio viene creata e conservata nella memoria tampone degli
oggetti visivi. Le connessioni tra la corteccia visiva e le reti corticali
della memoria a lungo termine attivano i ricordi relativi ai conigli,
immagazzinati nella memoria insieme ai ricordi delle vostre eventuali
esperienze passate con altri conigli. Attraverso le connessioni tra le
reti della memoria a lungo termine e il sistema della memoria di lavoro,
i ricordi a lungo termine, una volta attivati, vengono integrati nella
memoria di lavoro con la rappresentazione sensoriale dello stimolo, consentendovi
di diventare coscienti che l’oggetto che state guardando è
proprio un coniglio. Pochi passi più avanti, sul sentiero c’è
un serpente arrotolato su se stesso, accanto a un ciocco di legno. Di
nuovo i vostri occhi captano lo stimolo, di nuovo si formano delle rappresentazioni
coscienti esattamente come per il coniglio. Ma questa volta, oltre a essere
consapevoli del tipo di animale che state guardando, la memoria a lungo
termine vi avverte che potrebbe essere pericoloso. Stando alle teorie
della valutazione cognitiva, i processi fin qui descritti costituiscono
la vostra valutazione della situazione e dovrebbero spiegare la “paura”
che provate per aver incontrato il serpente. La differenza tra la rappresentazione
del coniglio e del serpente da parte della memoria di lavoro sta nell’informazione
che il serpente è pericoloso. Ma le rappresentazioni e le valutazioni
cognitive nella memoria di lavoro non bastano a trasformare quell’esperienza
in un’esperienza emotiva compiuta. Ricordate quella caldaia di Davy
Crockett, che stava per scoppiare? In questo incontro con il serpente,
non sta scoppiando un bel niente. Occorre qualcosa di più delle
valutazioni per arrivare all’esperienza emotiva, occorre l’attivazione
del sistema creato dall’evoluzione per affrontare il pericolo, un
sistema che coinvolge l’amigdala. Primo ingrediente, l’infuenza diretta dell’amigdala sulla
corteccia. L’amigdala invia delle proiezioni verso molte aree
corticali e abbiamo visto che sono più numerose di quelle che fanno
il percorso inverso. Oltre alle proiezioni verso le aree sensoriali della
corteccia dalle quali le arrivano i segnali, l’amigdala ne invia
altre ad aree di elaborazione sensoriali dalle quali non le arriva alcun
segnale. Perché uno stimolo visivo raggiunga l’amigdala dalla
corteccia, deve attraversare la corteccia primaria, una regione secondaria
e infine una terziaria nel lobo temporale che funge da memoria tampone
per l’informazione sull’oggetto visivo. Sono le proiezioni
dell’area terziaria che raggiungono l’amigdala, la quale le
invia delle proiezioni di ritorno, mentre ne invia anche alle altre due
regioni precedenti. Perciò una volta attivata, l’amigdala
è in grado di influenzare le aree corticali dove sono elaborati
gli stimoli che per primi l’hanno attivata. In questo modo, l’attenzione
verrebbe diretta verso gli stimoli emotivamente rilevanti, concentrando
la memoria tampone sugli stimoli che contano per l’amigdala. Questa
ha poi un insieme impressionante di connessioni con le reti della memoria
a lungo termine, tra cui il sistema ippocampale e le aree corticali che
interagiscono con l’ippocampo per immagazzinare in maniera durevole
le informazioni. Tutti questi circuiti possono contribuire all’attivazione
dei ricordi a lungo termine rilevanti per le implicazioni emotive degli
stimoli immediati. Anche se l’amigdala ha soltanto delle esili connessioni
con la corteccia prefrontale laterale, ha delle con- nessioni più
robuste con la corteccia anteriore cingolata, una collaboratrice del circuito
esecutivo della memoria di lavoro nel lobo frontale. L’amigdala
è anche connessa con la corteccia orbitale, l’altra socia
della memoria di lavoro forse più coinvolta nei ricordi a breve
termine sulla ricompensa e la punizione. Grazie ai collegamenti con le
memorie tampone specializzate, con le reti della memoria a lungo termine,
e con le reti del lobo frontale, l’amigdala può influire
sull’informazione contenuta nella memoria di lavoro. È un
sistema ridondante, che permette alla consapevolezza dell’attività
dell’amigdala di prodursi in modi diversi. Secondo ingrediente, l’eccitazione innescata dall’amigdala.
Oltre alle influenze dirette sulla corteccia, ci sono canali indiretti
lungo i quali l’attivazione dell’amigdala fa sentire i propri
effetti sull’elaborazione corticale, e fa intervenire in particolare
i sistemi cerebrali dell’eccitazione. Per lungo tempo, si è
pensato che la differenza tra lo stato di veglia e di attenzione e quello
di sonno e di assopimento dipendesse dal livello di eccitazione della
corteccia. Durante il sonno, la corteccia non mostra uno stato di eccitazione,
a meno che non sia in corso la fase dei sogni, nel qual caso l’eccitazione
è simile a quella dello stato di veglia, anche se la corteccia
non ha accesso agli stimoli esterni ed elabora soltanto eventi interni.
Per registrare l’eccitazione corticale negli esseri umani, si collocano
sulla pelle del cranio degli elettrodi che registrano l’attività
elettrica delle cellule; l’elettroencefalogramma è piatto
quando la corteccia non è eccitata, veloce e asincrono quando è
eccitata. |
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I due estratti, concessi da Joseph LeDoux, fanno parte del capitolo 5 e del capitolo 9 del famoso The Emotional Brain. The Mysterious Underpinnings of Emotional Life, Simon & Schuster, 1996, tradotto da Sylvie Coyaud in italiano per Baldini&Castoldi di Milano nel 1998 con il titolo: Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni. (seconda edizione: 2003, Baldini, Castoldi, Dalai Editore, collana “Super Nani”). |
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