Bill Viola, Christian Nold, Yves Netzhammer
Teresa Margolles, Valerio Magrelli, William Kentridge
Katharina Grosse, Andrea Ferrara, Elisa Biagini
Maurice Benayoun, Antonella Anedda
 
   
  Pubblicazione
Prefazione di James M. Bradburne
Sistemi Emotivi di Franziska Nori
   
 

"Che cosa sono i sentimenti" Antonio Damasio
"Emozione, razionalità e arte" Ronald de Sousa
"Empatia, movimento ed emozione" David Freedberg
"Le emozioni"
Peter Goldie
"Il cervello emotivo" Joseph LeDoux
"Fatti che possono accadere" Martha Nussbaum
"La teoria degli “emotives”: una sinossi" William M. Reddy

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  Sistemi Emotivi
Franziska Nori
   
 

Nel corso degli ultimi decenni, gli artisti contemporanei hanno ampliato sempre più la loro attività culturale, estendendola a tutti gli ambiti della società. L’idea classica dell’istituzione come cornice tradizionale dell’arte, è stata messa in discussione, decostruita, provocata e a volte negata. Gli artisti oggi lavorano con un concetto nuovo, più aperto rispetto alla concezione consueta del ruolo artistico. Essi si muovono liberamente tra i diversi ruoli, quello dell’artista, del curatore, dell’editore di periodici, o ancora del designer, dell’architetto, dell’imprenditore, del documentarista, del programmatore, del gestore di piattaforme di comunicazione in internet e persino dell’attivista politico. Creano i propri network locali e allo stesso tempo si muovono nelle strutture di un mondo globalizzato, generando sia contesti critici rispetto al sistema dell’arte, che spazi di partecipazione e comunicazione autonomi. I mezzi di produzione non si limitano più soltanto al disegno, alla pittura, alla scultura, alla fotografia o al video, ma da tempo il contesto di sperimentazione artistica si estende a tutte le realtà che fanno parte del quotidiano, così anche internet, il software, i videogiochi o i telefoni cellulari.
L’approccio fondamentale scelto dal cccs è quello di ideare un programma pluriennale sia sulla base dei network locali che di quelli internazionali. Ciò significa che non solo verranno proposti progetti espositivi tematici da presentare nel corso dell’anno, ma saranno invitati regolarmente curatori indipendenti e istituzioni a concepire esposizioni, cicli di programmazione di film e video, workshops, performances e lectures da svolgere negli spazi del centro. Su questa base si definirà il programma, strumento di studio e di riflessione per i visitatori sia sull’eterogeneità dell’arte contemporanea, che su quella delle diverse posizioni curatoriali e interpretative.
L’arte oggi reagisce in maniera conforme ai principi della società che la genera. Si sviluppa come una verifica costante della realtà e della quotidianità, che, in modo molto più evidente rispetto al passato, ci appare complessa e frammentata. Le arti, dunque, agiscono sempre più in un contesto nel quale si sovrappongono realtà e finzione; di conseguenza la lettura dell’arte contemporanea appare meno immediata e soprattutto non si presta più a una interpretazione univoca, non basandosi su codici e valori universalmente comprensibili dalla collettività, come nel caso dell’arte delle società pre-moderne.
Gli artisti sembra preferiscano invadere il quotidiano, mettendo in discussione gli elementi che ne compongono il tessuto sociale, e interrogare le diverse realtà, cercando di provocare un cambio di parametri e una modifica nelle abitudini. La ‘bellezza’ (come categoria del bello) non vuole più essere un fenomeno puramente estetico, ma si estende alla dimensione dell’esperienza vissuta, nella quale l’azione consapevole persegue un ruolo centrale, un’azione che trova la sua fonte nella sensibilità critica rispetto al mondo circostante, trasformandosi dunque in atteggiamento etico e in nuova coscienza politica.
Questo cambio paradigmatico si rispecchia non solo nelle tematiche affrontate dagli artisti contemporanei, ma anche nella loro scelta formale ed estetica che imbocca nuove direzioni e campi di sperimentazione, slegandosi dai vincoli di genere dettati dalla tradizione come anche dall’idea dell’opera come prodotto finito.
Lars Blunck (in Between Object and Event) parla di una “attivazione del potenziale empirico” e intende con ciò definire una produzione artistica che diviene rappresentazione (nel senso teatrale del termine) e che si genera nel momento dell’azione stessa. Includendo, in questo contesto, installazioni performative, provocazioni psicofisiche, eventi messi in scena, oppure costruzioni socio-politiche di varie situazioni, essa mette in discussione, con i presupposti della contemporaneità, la nozione classica di opera d’arte.
Ciò non significa, però, che oggi nell’ambito dell’arte contemporanea non si possa più parlare di “opera d’arte” (nel senso di qualcosa di compiuto, che assolve il suo compito nell’essere contemplato), ma si riferisce al fatto che per l’arte contemporanea è difficile trovare chiare definizioni tipologiche che siano conciliabili con la tradizionale classificazione in generi delle opere d’arte.
L’arte prodotta oggi si rifiuta di muoversi in una cornice delimitata e cerca sempre di rinnovarsi attraverso nuove tendenze e sviluppi.
Nel trasformare e differenziare ciò che risulta conosciuto e familiare, l’arte contemporanea si rifà alle sue radici, che sono da riconoscere nelle avanguardie dei primi decenni del ventesimo secolo, che hanno calato le pratiche artistiche nella quotidianità e con ciò intrapreso il cammino che ci porta ai nostri giorni.



Il primo progetto presentato per l’inaugurazione del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina è la mostra Sistemi Emotivi- artisti contemporanei tra emozione e ragione.
Sistemi Emotivi si sviluppa in un ambito di relazione interdisciplinare, proprio e tipico della contemporaneità. Il progetto vuol proporre la tematica delle emozioni che, se da un lato, può avere un richiamo immediato su un pubblico abituato a pensare all’arte come esperienza estetica coinvolgente e sensorialmente avvincente, dall’altro offre la possibilità di dimostrare l’integrazione di teorie contemporanee che provengono sia dall’area umanistica che da quella scientifica.
Diversamente dalle teorie e dalle pratiche artistiche storicizzate che hanno già ricevuto un’ubicazione ben precisa nel contesto culturale, la contemporaneità si nutre di stimoli eterogenei che generano forme multiple di produzione creativa e che rendono l’interpretazione particolarmente vitale anche se complessa.
Nel corso della storia occidentale, filosofi e scienziati hanno sviluppato sempre nuove teorie riguardanti la definizione, per l’essere umano, del pensiero razionale e dell’emotività. Gli antichi Greci erano dell’avviso che emozione e ragione si contendessero, in un’eterna lotta, la supremazia sulla psiche dell’uomo. Agli inizi del xx secolo gli scienziati si concentrarono sempre più su razionalità e cognizione ignorando quasi completamente l’influenza della sfera emotiva. Così come i comportamentalisti, i quali incentrarono il loro lavoro unicamente su atteggiamenti visibili e misurabili dall’esterno. Più tardi la metafora più comunemente utilizzata per descrivere la funzione del cervello sarà quella del ‘computer’, fino ad arrivare, così, al concetto teorico del funzionalismo.
Da alcuni anni, però, si può notare un consenso crescente, all’interno di molte discipline scientifiche, nel riconoscere le emozioni come fattore decisivo per un’azione razionale sia nel comportamento umano sia in quello animale. Attualmente, nella letteratura scientifica vengono discusse diverse definizioni e modelli che riguardano le emozioni, che non sempre però si servono di una terminologia uniforme e generano a volte necessità di chiarimento alla base. Non esistono ancora nozioni da tutti riconosciute né su come si possano influenzare i meccanismi originari che provocano le diverse emozioni, né su come classificarle, né se si possano applicare descrizioni categoriali.
Sempre però nell’evoluzione della cultura occidentale, nuove scoperte scientifiche hanno prodotto un cambio di paradigma per l’intera società, ampliando e mettendo in discussione la visione del mondo di un’epoca intera. Scoperte come, ad esempio, quella della teoria della relatività hanno avuto effetti diretti sul pensiero filosofico e artistico e, in modo indiretto, sul costume e sulla morale della società del xx secolo. Parallelamente, lo sviluppo costante di metodi di ricerca e di nuove tecnologie ha giocato un ruolo fondamentale per il raggiungimento di nuove conoscenze. Così, per esempio, da alcuni anni, nuovi sistemi di visualizzazione hanno dato la possibilità agli scienziati di osservare le attività cerebrali sul soggetto vivo, cosa che prima non era possibile. Metodi di diagnostica per immagini, come la Tomografia Computerizzata (tc) o la Risonanza Magnetica hanno dato finalmente la possibilità a neuroscienziati e neurofisiologi di studiare le funzioni mentali e neuronali in concomitanza con le attività psichiche. Queste tecnologie hanno dato risultati visivi che ampliano lo stato di conoscenza e aprono una serie di nuove domande che generano attualmente una controversia nelle diverse discipline. Così, ad esempio, la scoperta recente della stretta correlazione tra processi chimici che avvengono nel cervello e la ripercussione sulle azioni dell’individuo hanno dato adito a una discussione sulla relatività sia del concetto di morale che di quello della creatività. L’idea dell’autodeterminazione dell’individuo è stata scossa alla radice provocando nuovi effetti interpretativi anche nell’ambito del diritto civile e penale. Il concetto di creatività legata al genio individuale vacilla a cospetto del fatto che nuove scoperte sembrano mettere in stretta relazione la produzione di dopamina nel cervello di individui con abilità fuori dal comune.
Detto ciò, la sfida sta nel ricondurre il sapere e i concetti discussi nelle differenti discipline scientifiche a un discorso di più ampia rilevanza culturale, a una tradizione, in un certo senso, di tipo umanistico – rinascimentale che a partire dal xviii secolo è stata abbandonata in favore di una suddivisione netta in discipline specializzate.
Le nuove tecnologie digitali sono già da molti anni entrate a far parte dei mezzi di espressività creativa e di analisi cognitiva propri degli artisti, che le utilizzano con finalità diverse da quelle scientifiche e con intenzionalità filosofiche, estetiche o più puramente visive. A volte, però, le stesse riflessioni del mondo dell’arte possono portare a un ripensamento della scienza o a un approfondimento sull’utilizzo del mezzo. Così il dialogo tra arte e scienza è già in corso, così come quello tra metodi e mezzi, tra approccio scientifico e analisi storica e sociale legata alle scienze umane.
Attualmente il dibattito neuroscientifico sulla relazione tra l’apparenza delle immagini e le modalità delle reazioni che suscitano, interessa sempre di più l’area di ricerca delle scienze umanistiche.
“Per gran parte del ventesimo secolo le emozioni sono state escluse dalla storia e dalla filosofia dell’arte […]. Le tre tendenze che hanno dominato la storia dell’arte del ventesimo secolo hanno finito per essere formalismo, connaisseurship e studi dei diversi tipi di contesto in cui l’opera è stata realizzata: tutte escludono le emozioni. […] È stato solo con il lavoro di neuroscienziati come Antonio Damasio, Joseph LeDoux, Giacomo Rizzolatti e il suo gruppo di Parma che si è ottenuta una qualche conferma che la strada intrapresa era quella giusta. […] Oggi più che mai sembra legittimo indagare le relazioni tra gli aspetti formali di un’immagine e le risposte emotive.” (cfr. Freedberg in Immagini della Mente. Neuroscienze, arte, filosofia, Raffaello Cortina Editore 2007.)
La sfida che il progetto Sistemi Emotivi si pone è di tentare una rilettura critica della correlazione tra artista, opera d’arte e fruitore, alla luce delle più recenti scoperte sul cervello umano e sulle emozioni. La scelta degli autori rappresentati nel catalogo e quella delle tesi da loro difese, vuole essere un’esortazione a guardare sotto un’ottica diversa, o forse nuova, il ‘cosa’ sia che faccia scaturire l’esperienza e quale sia la qualità dell’esperienza stessa nell’ambito di un confronto tra fruitore e opera d’arte.
Possiamo percepire le cose rappresentate dall’arte solo come un’esperienza di secondo grado, ma è grazie all’empatia che riusciamo a instaurare un rapporto tra esse e noi stessi, un rapporto che può farci riflettere sulla nostra esistenza, diventando dunque, in un certo senso, noi stessi l’oggetto della nostra osservazione.
D’altra parte però, lo spettatore deve essere disposto a compiere un atto cognitivo, di lavoro d’intelletto, se vuole realmente comprendere l’intenzione dell’opera che è scaturita dalla prospettiva soggettiva del suo autore. Anche questa è un’esperienza fondamentale che può portare un individuo ad aprirsi rispetto a cose che disconosce o che comunque sono lontane dalla sua sfera abituale. E questa apertura può aver luogo sia grazie a una partecipazione emotiva sia attraverso una fruizione cognitiva legata alla conoscenza. Comunque sono entrambe delle azioni che richiedono un impegno attivo da parte del fruitore, un impegno che a sua volta diventa esperienza e che entra a far parte integrante della costruzione della biografia e dell’identità dell’individuo.
Sistemi Emotivi si sviluppa in tre parti: una mostra, una pubblicazione e un programma di lectures e performances. Ognuna di esse possiede una capacità comunicativa specifica che include livelli diversi di partecipazione: la prima si sviluppa su un piano immediato legato a un’esperienza visiva e sensoriale, la seconda trova la sua essenziale motivazione su un piano cognitivo nel confronto testuale e teorico tra diverse posizioni scientifiche e intellettuali, l’ultima che avrà un aspetto suggestivo legato alla parola e all’ascolto potrà suscitare una volontà di approfondimento in diretto dialogo con gli studiosi ed esperti di diversi ambiti disciplinari: scienziati, filosofi, ma anche poeti e musicisti.
Il percorso espositivo si svilupperà, nelle diverse sale dello spazio del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, in una presentazione di artisti contemporanei che, consapevolmente o meno, si relazionano con la prassi corporea e sensoriale, ma anche razionale e cognitiva, implicata nell’esperienza dell’emozione, sia nel senso della produzione che in quello della fruizione. Il focus dell’esposizione è quello di offrire una panoramica che non vuole avere pretese di completezza e di esaustività. Le installazioni presentate agiscono secondo diversi principi, infatti la loro finalità è quella di una comprensione cognitiva che passi attraverso il significato dell’esperienza emotiva.

   
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