In A Vicious Undertow, tre persone – una donna matura e una giovane coppia – occupano un locale semibuio dagli arredi orientali. Girato in bianco e nero in 16 mm, il video trasporta lo spettatore in un mondo onirico grazie a un suggestivo gioco di luci e ombre, determinato dai movimenti della macchina da presa e da quelli degli attori. Come in tutti i film di Jesper Just, il movimento – soprattutto la danza – e il sonoro, in questo caso un motivo fischiettato, sono mezzi di comunicazione essenziali. La ricca tessitura del film è imperniata sui temi della giovinezza, della bellezza e della sessualità; tra le figure si snoda un racconto pieno di malinconia dagli inquietanti risvolti psicologici, che tuttavia non rivela la natura della loro relazione. La coppia è soltanto il frutto dei ricordi della donna matura, oppure tutti i personaggi agiscono realmente nello stesso spazio? Come in tutti i suoi film, anche in A Vicious Undertow l'artista lascia la risposta in sospeso tra il susseguirsi appassionato dei giri di danza e l’inquietante uscita di scena della donna matura.
Nelle sue opere, Jesper Just si serve di precisi accorgimenti cinematografici come rivelano la posizione di luci e ombre, i passaggi di prospettiva controllati, la disposizione degli attori in impressionanti tableaux vivants, che danno allo spettatore la sensazione di trovarsi dentro una narrazione cinematografica chiaramente circoscritta. L’autore accentua così alcuni comportamenti maschili stereotipati, ripresi da cinema e TV, inserendoli in nuove trame che prendono direzioni inaspettate, e smascherando come finzioni cinematografiche i modi attuali della narrazione. Mentre i suoi primi film riguardavano quasi esclusivamente i rapporti maschili, A Vicious Undertow indaga la psicologia di una donna matura, creando un dialogo tra giovinezza e vecchiaia. Muovendo la macchina da presa con sensibilità, Just coglie i momenti di dolore e di malinconia, riduce le immagini a momenti essenziali senza mai avvicinarsi troppo ai suoi personaggi, e racconta così le storie vere nascoste dietro i grandi racconti del cinema.
Negli anni passati l'opera di Jesper Just (Copenaghen, 1974) è stata apprezzata in occasione di mostre personali organizzate in numerose sedi, tra cui la Kunsthalle di Vienna, lo S.M.A.K. di Gand, la Witte de With di Rotterdam, la Ursula Blickle Stiftung di Kraichtal (Germania), il Miami Art Museum. L'artista è presente in numerose collezioni pubbliche: al Castello di Rivoli, Torino; al FRAC, Champagne-Ardenne (Francia); al Guggenheim Museum di New York; all’Israel Museum di Gerusalemme; al Kiasma, Museo d'arte contemporanea di Helsinki; al Louisiana Museum di Humlebæk (Danimarca); al Moderna Museet di Stoccolma; al Musac di Leon (Spagna); alla Tate Modern di Londra.
|