In Stealing Beauty, Guy Ben Ner e la sua famiglia occupano alcuni negozi della catena IKEA in varie parti del mondo per girare un video. Le riprese avvengono a camera nascosta e le inquadrature sono continuamente attraversate dai clienti dell'IKEA, che interferiscono con la vita della famiglia; questa viene regolarmente allontanata, e deve ricominciare il suo lavoro da un'altra parte. Nei tipici allestimenti di soggiorni e camere da letto, bagni e cucine, Ben Ner sviluppa scene di vita domestica paragonabili alle sitcom americane, discute con moglie e figli dei valori della famiglia, dei rapporti di proprietà, di strategie di occupazione del territorio. Soprattutto i figli, con le loro domande, mettono il padre sempre più in difficoltà e scuotono la sua visione della famiglia come puro modello economico. Alla fine del video, i due bambini leggono un manifesto anarchico che invita a rubare alla proprietà privata e allo stato.
Come tante altre opere precedenti di Ben Ner, anche Stealing Beauty è incentrata sui confini tra spazio pubblico e privato. Se finora l'artista ha citato di preferenza classici del cinema, ambientati nello spazio ridotto del suo appartamento e reinterpretati con l'aiuto della sua famiglia, in modo da legare la memoria collettiva di quelle immagini al suo ambiente privato, in Stealing Beauty occupa per la prima volta uno spazio pubblico con la sua privata sitcom. Coerentemente, fa proprio ciò che IKEA chiede di fare: sentirsi a casa – del resto è normale, visto che in quasi tutte le case del mondo si trova un pezzo di IKEA. In un assurdo contrasto con l'immagine egualitaria postulata dal complesso industriale, Ben Ner porta avanti una discussione sulla proprietà privata e sulle delimitazioni territoriali che non solo contraddice in pieno il normale modello della sitcom, in cui ogni questione monetaria è rigorosamente bandita dalla vita quotidiana, ma rappresenta anche un'incursione della riflessione sulla proprietà piccolo borghese nel perfetto mondo pubblicitario dell'IKEA. Attraverso le riprese dal taglio amatoriale della telecamera nascosta, Stealing Beauty si contrappone al mondo illusorio creato dal cinema e dalla televisione e traccia analogie tra il potere di seduzione del cinema e quello delle strategie pubblicitarie in un mercato sempre più globalizzato.
Guy Ben Ner (Ramat Gan, 1969) ha rappresentato Israele alla LI Biennale di Venezia. Ha tenuto mostre personali al Contemporary Arts Center di Cincinnati, allo Herzliya Museum of Art (Israele) e al Musée d’art contemporain di Montreal. Ha inoltre partecipato a mostre collettive al PAN di Napoli, al P.S. 1 e al MoMA di New York, al Museo di Haifa, allo Skulptur Projekte di Münster, alla Tate Modern di Londra. Guy Ben Ner vive e lavora a New York.
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