Artisti

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worlds on video - international video art
mostra a cura di Anita Beckers
19 Settembre – 2 Novembre 2008
 
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Nationality Inghilterra
Titolo dell'opera Horizon of Exile
Anno 2007
Durata 22’00’’
Dati tecnici Single Channel Film, Colore, sonoro,
pellicola 16 su digital beta PAL
Audio musica di Jivan Gasparyan
Courtesy Galeria Senda, Barcellona
 
 

Horizon of Exile si sviluppa su diversi piani: da un lato le voci e la breve comparsa di donne anziane che parlano delle loro esperienze dell’esilio, della ricerca di un’identità, della perdita della patria. Dall'altro lato, queste esperienze e questi sentimenti vengono espressi nella performance di due danzatrici, che traducono i racconti delle donne nei movimenti del corpo. L'abbigliamento delle danzatrici, la scena e il richiamo di un muezzin all'inizio del video collocano l'azione nel Medio Oriente, senza però legarla a un paese preciso: il paesaggio, l'abbigliamento e le donne richiamano il contesto culturale dell'Iraq, dell'Iran, del Kurdistan, ma anche della Giordania, dell'Arabia Saudita e dell'Armenia. Così, Isabel Rocamora crea uno spazio metaforico più ampio, che le voci delle donne riconducono sempre alla realtà, ma che al tempo stesso mantiene la validità generale di un racconto sul destino delle donne in esilio. Il linguaggio delle parole e quello del corpo si completano l'un l'altro, dando vita a un nuovo linguaggio femminile, indipendente dal contesto culturale.

Sin dall'inizio degli anni Novanta, Isabel Rocamora si occupa nelle sue performance e installazioni della relazione tra corpo, spazio e identità, e ha elaborato una personale forma espressiva che lei stessa definisce “coreografia antigravitazionale”. Il corpo sembra liberato dalla forza di gravità e, con essa, dal suo essere vincolato a un luogo. In Horizon of Exile, questa libertà si mostra da un'altra angolazione, come senso di insicurezza: i corpi delle danzatrici, quasi fossero tirati da una parte all'altra, sembrano ribellarsi e ricadere su se stessi, costretti ogni volta a riaffermarsi: il corpo come metafora della “condizione sempre mutevole della coscienza umana” (Rocamora). La vita in esilio appare come una lotta senza tregua con se stessi e con lo sforzo di contrapporre un nuovo io allo sradicamento della propria identità. Il paesaggio deserto scelto dall'artista sottolinea la sensazione di costante minaccia, in cui la terra e l'acqua rappresentano gli unici legami con se stessi.

Isabel Rocamora (Barcellona, 1968) ha realizzato performance alla Tate Britain di Londra, al GREC Festival di Barcellona, al Blue Coat Arts Center di Liverpool e all'Emirates Festival. I suoi video hanno partecipato a importanti festival internazionali, dal Videoformes Clermont-Ferrand di Montevideo al BDE Fact di Liverpool, e hanno vinto numerosi premi, tra cui il Best Screen Choreography Award, l'IMZ Dance Screen e il Media Honors Award, DCW Los Angeles per Horizon of Exile. Isabel Rocamora vive e lavora tra Londra e Barcellona.