Julia Oschatz si muove a suo agio tra diversi mezzi espressivi, dal video all'installazione e alla videoperformance. Ha inventato una creatura ibrida, metà uomo e metà animale, che nei suoi lavori fa viaggiare per paesaggi aperti, grotte e mari, citando topoi della storia dell'arte, per esempio del romanticismo, che con i suoi interventi trasporta ironicamente nei diversi mezzi espressivi. Anche in Erehwon ("nowhere" letto al contrario) la creatura di Julia Oschatz compie un viaggio senza meta, attraversando, nella ricerca del proprio io, gli ambienti e gli stati d'animo più disparati. Però non trova pace né vagando per il mondo chiuso in una scatola di cartone, né impiccandosi a un albero spoglio, né facendo da bersaglio mobile legato a una ruota girevole, o aprendosi dei buchi nella testa di cartone per avere una "visione" sul mondo esterno dalla sua cavità.
Nelle sue opere, che siano video o quadri, Julia Oschatz non sviluppa una struttura narrativa: i quadri rimangono spesso schematici, la scelta dei colori non è specifica, le tecniche si mescolano secondo le esigenze. Gli sfondi sono quasi sempre nulla più di semplici quinte, lasciando trasparire la formazione dell'artista nel teatro e nelle scenografia. Julia Oschatz interpreta in senso letterale anche la definizione del video come "quadro in movimento": al pari dei quadri, infatti, le sue brevi videoanimazioni rimangono legate alla bidimensionalità, anche le immagini in movimento non fanno che fissare un momento fugace tra i tanti possibili, senza concentrarsi troppo sul singolo fotogramma. Dunque la narrazione, che anche nei video si limita quasi sempre a un effetto da comica finale, si sviluppa al massimo nel susseguirsi delle immagini, nella contemplazione di fotogrammi in sequenza. Anche in Erehwon lo spettatore deve cercare da sé un senso alle azioni assurde della creatura. Questa diventa un antieroe che ci ricorda con autoironia che, per sfuggire da rappresentazioni e modelli precostituiti, si deve percorrere una strada spesso dolorosa.
Nel 2008 Julia Oschatz (Darmstadt, 1970) tiene mostre personali al Centro de Arte di Caja de Burgos (Spagna) e al Kemper Museum of Contemporary Art di Kansas City. Altre personali si sono svolte alla Städtische Galerie di Wolfsburg e alla Städtische Galerie di Delmenhorst (Germania). Ha partecipato anche a mostre collettive: alla Blaffer Gallery di Houston, al Kunstmuseum di Bonn, nella chiesa di San Paolo a Modena, all'Islip Art Museum, East Islip, New York. Le sue opere sono inoltre rappresentate in collezioni pubbliche e private, dal Museum der Bildenden Künste di Lipsia alla Kunsthalle di Amburgo, alla Collezione Chadha (Paesi Bassi). Julia Oschatz vive e lavora a Berlino.
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