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worlds on video - international video art
mostra a cura di Anita Beckers
19 Settembre – 2 Novembre 2008
 
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Nationality Kazakistan
Titolo dell'opera I will never forget this
Anno 2005
Durata 06’00’’
Dati tecnici Single Channel Video, Colore, sonoro
Audio musica di OMFO
Courtesy Heather and Tony Podesta Collection;
Galerie Davide Gallo, Berlino
 
 

In I will never forget this quattro donne asiatiche seguono un gregge di pecore muovendosi a quattro zampe come gli animali stessi: si avvicinano e si allontanano da loro cercando di diventare un tutt'uno col gruppo, che però non le accetta e fugge. In immagini che oscillano tra bianco e nero e colore, tra passato e presente, le donne kazake vanno alla ricerca delle proprie radici e della loro identità in rapporto alla tradizione e al mondo che le circonda. Ma solo quando si spogliano degli abiti moderni per immergersi in un ruscello e uniscono i capelli in un'unica treccia, il bagno rituale purificatore nelle acque scintillanti sembra avvicinarle alla corporeità e al ruolo femminile. Nel racconto visivo di Almagul Menlibayeva è importante anche la dimensione acustica, creata dal DJ German Popov, alias O.M.F.O., che fondendo elementi diversi, dalle melodie popolari alla moderna musica da club, unisce tradizioni e piani temporali disuguali, proprio come l'autrice fa nelle sue immagini.

Almagul Menlibayeva si definisce una “sciamana punk”, che fa rivivere i valori della natura, della spiritualità e del misticismo in un'epoca, la nostra, che ha il culto della razionalità e della tecnologia. Esponente dell'arte contemporanea post-sovietica dell'Asia centrale, trasporta usi e tradizioni della sua patria in immagini e performance che all'occhio occidentale appaiono spesso singolari e mistiche. Al centro della sua opera si trova la donna kazaka e la sua identità, da sempre strumentalizzata politicamente nella storia dell'Asia centrale come figura ideale di lavoratrice forte e disciplinata. Dopo la fine del comunismo, anche l'immagine tradizionale del femminile, così come il resto della società, è alla ricerca di una nuova definizione. Nell'arte di Almagul Menlibayeva, la donna compare come la forte matriarca dell'epoca nomade: libera dal controllo e dall'oppressione patriarcale dà nuova vita allo sciamanesimo tradizionale e, con esso, alla nudità femminile – l'uno e l'altra proibiti dal regime sovietico.

Almagul Menlibayeva (Almaty, Kazakistan,1969) ha presentato le sue opere in mostre personali e collettive in numerose sedi espositive, tra cui il Philadelphia Museum of Art, il padiglione dell'Asia centrale alla LII Biennale di Venezia, i Rencontres Internationales organizzati dal Centre Pompidou di Parigi, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, il KW Institute for Contemporary Art di Berlino, lo ZKM Center for Art and Media di Karlsruhe e la Biennale di Sydney. Almagul Menlibayeva vive e lavora ad Amsterdam.